[117] Ταῦτα αὐτῷ καὶ περὶ τῶν μετεώρων δοκεῖ.

Περὶ δὲ τῶν βιωτικῶν καὶ ὅπως χρὴ τὰ μὲν ἡμᾶς αἱρεῖσθαι, τὰ δ' ἐκφεύγειν, οὑτωσὶ γράφει. πρότερον δὲ διέλθωμεν ἅ τε αὐτῷ δοκεῖ περὶ τοῦ σοφοῦ καὶ τοῖς ἀπ' αὐτοῦ.


Βλάβας (fg. 536 Us.) ἐξ ἀνθρώπων ἢ διὰ μῖσος ἢ διὰ φθόνον ἢ διὰ καταφρόνησιν γίνεσθαι, ὧν τὸν σοφὸν λογισμῷ περιγίνεσθαι. ἀλλὰ (fg. 222a Us.) καὶ τὸν ἅπαξ γενόμενον σοφὸν μηκέτι τὴν ἐναντίαν λαμβάνειν διάθεσιν μηδὲ πλάττειν ἑκόντα˙ πάθεσι (fg. 596 Us.) μᾶλλον συσχεθήσεσθαι˙ οὐκ ἂν ἐμποδίσαι (fg. 587 Us.) πρὸς τὴν σοφίαν. οὐδὲ (Us., p. 170, 14) μὴν ἐκ πάσης σώματος ἕξεως σοφὸν γενέσθαι ἂν οὐδ' ἐν παντὶ ἔθνει.

[117] Tale dunque è la sua dottrina sui fenomeni celesti.

Per quel che riguarda la prassi del nostro vivere e la questione di ciò che dobbiamo scegliere e ciò che dobbiamo evitare, egli scrive nel modo che vedremo. Ma prima ripercorriamo brevemente la dottrina di Epicuro e dei suoi seguaci relativa al sapiente. 87* Le cause delle ingiurie dannose da parte degli uomini sono l'odio, l'invidia e il disprezzo, che il sapiente debella per mezzo del ragionamento. Colui che una volta sia diventato sapiente non più assumerà né fingerà di assumere una disposizione contraria, volontariamente. Avvertirà maggiormente le emozioni (i sentimenti), ché non potrebbero costituire un impedimento alla sua saggezza. Né ogni sorta di costituzione fisica consente l'acquisto della saggezza né in ogni popolo si può diventare sapienti.