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| [121a] Τὴν (fg. 407 Us.) εὐδαιμονίαν διχῆ νοεῖσθαι, τήν τε ἀκροτάτην, οἵα ἐστὶ περὶ τὸν θεόν, ἐπίτασιν οὐκ ἔχουσαν˙ καὶ τὴν 〈κατὰ τὴν〉 προσθήκην καὶ ἀφαίρεσιν ἡδονῶν. Μετιτέον δ' ἐπὶ τὴν ἐπιστολήν˙ " Ἐπίκουρος Μενοικεῖ χαίρειν. | [121a] In due modi può essere concepita la felicità: quella suprema quale è propria della divinità e che non può essere più intensa e l'altra che ammette aggiunta e sottrazione di piacere. Ora passiamo alla sua epistola. Epicuro a Meneceo. |