[124] οὐ γὰρ προλήψεις εἰσὶν ἀλλ' ὑπολήψεις ψευδεῖς αἱ τῶν πολλῶν ὑπὲρ θεῶν ἀποφάσεις˙ ἔνθεν αἱ μέγισται βλάβαι [αἴτιαι τοῖς κακοῖς] ἐκ θεῶν ἐπάγονται καὶ ὠφέλειαι, ταῖς δὲ ἰδίαις 〈οἱ〉 οἰκειούμενοι διὰ παντὸς ἀρεταῖς τοὺς 〈ἑαυτοῖς〉 ὁμοίους ἀποδέχονται, πᾶν τὸ μὴ τοιοῦτον ὡς ἀλλότριον νομίζοντες.



Συνέθιζε δὲ ἐν τῷ νομίζειν μηθὲν πρὸς ἡμᾶς εἶναι τὸν θάνατον˙ ἐπεὶ πᾶν ἀγαθὸν καὶ κακὸν ἐν αἰσθήσει˙ στέρησις δέ ἐστιν αἰσθήσεως ὁ θάνατος. ὅθεν γνῶσις ὀρθὴ τοῦ μηθὲν εἶναι πρὸς ἡμᾶς τὸν θάνατον ἀπολαυστὸν ποιεῖ τὸ τῆς ζωῆς θνητόν, οὐκ ἄπειρον προστιθεῖσα χρόνον ἀλλὰ τὸν τῆς ἀθανασίας ἀφελομένη πόθον.

[124] Perché le affermazioni del volgo sugli dèi non sono prolessi o vere prenozioni o anticipazioni, bensì ipolessi o false supposizioni. A causa di tali false supposizioni si fanno derivare da parte degli dèi grandissimi danni e benefìci. Ma coloro che hanno una perenne familiarità con le proprie virtù accolgono un'immagine coerente degli dèi e respingono come ad essi allotrio tutto ciò che non si conforma alla loro natura. 96*
Abbi sempre a te consueto il pensiero che nulla è per noi la morte. Ogni bene infatti ed ogni male è nella sensazione, e la morte è privazione della sensazione. Onde la retta conoscenza che nulla è per noi la morte rende godibile la mortalità della vita, non perché vi aggiunga un tempo interminato, ma perché elimina il desiderio dell'immortalità.