[129] ταύτην γὰρ ἀγαθὸν πρῶτον καὶ συγγενικὸν ἔγνωμεν, καὶ ἀπὸ ταύτης καταρχόμεθα πάσης αἱρέσεως καὶ φυγῆς καὶ ἐπὶ ταύτην καταντῶμεν ὡς κανόνι τῷ πάθει πᾶν ἀγαθὸν κρίνοντες. καὶ ἐπεὶ πρῶτον ἀγαθὸν τοῦτο καὶ σύμφυτον, διὰ τοῦτο καὶ οὐ πᾶσαν ἡδονὴν αἱρούμεθα, ἀλλ' ἔστιν ὅτε πολλὰς ἡδονὰς ὑπερβαίνομεν, ὅταν πλεῖον ἡμῖν τὸ δυσχερὲς ἐκ τούτων ἕπηται˙ καὶ πολλὰς ἀλγηδόνας ἡδονῶν κρείττους νομίζομεν, ἐπειδὰν μείζων ἡμῖν ἡδονὴ παρακολουθῇ πολὺν χρόνον ὑπομείνασι τὰς ἀλγηδόνας.

πᾶσα οὖν ἡδονὴ διὰ τὸ φύσιν ἔχειν οἰκείαν ἀγαθόν, οὐ πᾶσα μέντοι αἱρετή˙ καθά περ καὶ ἀλγηδὼν πᾶσα κακόν, οὐ πᾶσα δὲ ἀεὶ φευκτὴ πεφυκυῖα.

[129] Perché, come abbiamo riconosciuto, esso è il nostro primo e congenito bene e da esso moviamo per ogni scelta e avversione e ad esso torniamo usando come criterio discriminante di ogni bene il sentimento del piacere e del dolore. E poiché il piacere è il nostro primo e congenito bene, anche per questo non scegliamo ogni piacere, ma talvolta passiamo sopra a molti piaceri, quando ne consegua a noi maggior molestia; e molti dolori consideriamo superiori ai piaceri, quando a noi consegua maggior piacere dall'averli per molto tempo sopportati. Ogni piacere dunque, per avere una natura a noi conforme, è un bene, ma non per questo ogni piacere è da scegliersi, così come anche ogni dolore è un male, ma non ogni dolore è sempre, per sua natura, da fuggirsi.