[131] καὶ μᾶζα καὶ ὕδωρ τὴν ἀκροτάτην ἀποδίδωσιν ἡδονὴν ἐπειδὰν ἐνδέων τις αὐτὰ προσενέγκηται. τὸ συνεθίζειν οὖν ἐν ταῖς ἁπλαῖς καὶ οὐ πολυτελέσι διαίταις καὶ ὑγιείας ἐστὶ συμπληρωτικὸν καὶ πρὸς τὰς ἀναγκαίας τοῦ βίου χρήσεις ἄοκνον ποιεῖ τὸν ἄνθρωπον καὶ τοῖς πολυτελέσιν ἐκ διαλειμμάτων προσερχομένους κρεῖττον ἡμᾶς διατίθησι καὶ πρὸς τὴν τύχην ἀφόβους παρασκευάζει.


Ὅταν οὖν λέγωμεν ἡδονὴν τέλος ὑπάρχειν, οὐ τὰς τῶν ἀσώτων ἡδονὰς καὶ τὰς ἐν ἀπολαύσει κειμένας λέγομεν, ὥς τινες ἀγνοοῦντες καὶ οὐχ ὁμολογοῦντες ἢ κακῶς ἐκδεχόμενοι νομίζουσιν, ἀλλὰ τὸ μήτε ἀλγεῖν κατὰ σῶμα μήτε ταράττεσθαι κατὰ ψυχήν.

[131] E pane ed acqua danno il supremo piacere quando li riceve chi ne ha un effettivo bisogno. Avere la consuetudine di cibarsi semplicemente e non sontuosamente non solo ci garantisce la buona salute e fa sì che l'uomo affronti senza indugio le inevitabili occupazioni della vita, ma anche ci dispone meglio a gustare le mense sontuose che di quando in quando ci sopraggiungono 99* e ci rende impavidi dinanzi alla sorte.
Quando dunque noi diciamo che il piacere è il compimento supremo della felicità, non intendiamo riferirci alle voluttà dei dissoluti ed ai godimenti sensuali, come pur vogliono alcuni per ignoranza o dissenso o fraintendimento, intendiamo bensì l'assenza di sofferenza fisica e l'imperturbata tranquillità dell'anima.