[136] Διαφέρεται (fg. 1 Us.) δὲ πρὸς τοὺς Κυρηναϊκοὺς περὶ τῆς ἡδονῆς˙ οἱ μὲν γὰρ τὴν καταστηματικὴν οὐκ ἐγκρίνουσι, μόνην δὲ τὴν ἐν κινήσει˙ ὁ δὲ ἀμφότερα 〈...〉 ψυχῆς καὶ σώματος, ὥς φησιν ἐν τῷ Περὶ αἱρέσεως καὶ φυγῆς καὶ ἐν τῷ Περὶ τέλους καὶ ἐν τῷ πρώτῳ Περὶ βίων καὶ ἐν τῇ πρὸς τοὺς ἐν Μυτιλήνῃ φίλους ἐπιστολῇ. ὁμοίως δὲ καὶ Διογένης ἐν τῇ ἑπτακαιδεκάτῃ τῶν Ἐπιλέκτων καὶ Μητρόδωρος ἐν τῷ Τιμοκράτει (fg. 29 Korte) λέγουσιν οὕτω˙ νοουμένης δὲ ἡδονῆς τῆς τε κατὰ κίνησιν καὶ τῆς καταστηματικῆς. ὁ δ' Ἐπίκουρος ἐν τῷ Περὶ αἱρέσεων (fg. 2 Us.) οὕτω λέγει˙




ἡ μὲν γὰρ ἀταραξία καὶ ἀπονία καταστηματικαί εἰσιν ἡδοναί˙ ἡ δὲ χαρὰ καὶ ἡ εὐφροσύνη κατὰ κίνησιν ἐνεργείᾳ βλέπονται.

[136] Nella concezione edonistica differisce dai Cirenaici. 104* Questi, infatti, non ammettono il piacere «catastematico» ovvero stabile o in quiete, ma solo il piacere «in moto»; Epicuro, invece, li ammette entrambi 〈...〉, sia quelli dell'anima sia quelli del corpo, come afferma nell'opera Della scelta e dell'avversione e nell'altra Del fine e nel primo libro Dei modi di vita e nell'epistola Ai filosofi in Mitilene. Analogamente anche Diogene di Tarso, nel diciassettesimo libro degli Epilecta (o Lezioni scelte), e Metrodoro, 105* nel Timocrate, si esprimono così: «Il piacere si concepisce in due modi: il piacere 'in moto' e il piacere 'stabile'». E Epicuro nel libro Della scelta (e dell'avversione) si esprime così:

L'atarassia o perfetta tranquillità dell'anima e l'aponia o assenza completa dei dolori del corpo sono piaceri stabili; la gioia e la letizia sono piaceri in movimento in quanto sono visti nella loro immediata esplosione.