[144] XV.
Ὁ τῆς φύσεως πλοῦτος καὶ ὥρισται καὶ εὐπόριστός ἐστιν˙ ὁ δὲ τῶν κενῶν δοξῶν εἰς ἄπειρον ἐκπίπτει.

XVI.
Βραχέα σοφῷ τύχη παρεμπίπτει, τὰ δὲ μέγιστα καὶ κυριώτατα ὁ λογισμὸς διῴκηκε καὶ κατὰ τὸν συνεχῆ χρόνον τοῦ βίου διοικεῖ καὶ διοικήσει.


XVII.
Ὁ δίκαιος ἀταρακτότατος, ὁ δ' ἄδικος πλείστης ταραχῆς γέμων.


XVIII.
Οὐκ ἐπαύξεται ἐν τῇ σαρκὶ ἡ ἡδονὴ ἐπειδὰν ἅπαξ τὸ κατ' ἔνδειαν ἀλγοῦν ἐξαιρεθῇ, ἀλλὰ μόνον ποικίλλεται. τῆς δὲ διανοίας τὸ πέρας τὸ κατὰ τὴν ἡδονὴν ἀπεγέννησεν ἥ τε τούτων αὐτῶν ἐκλόγισις καὶ τῶν ὁμογενῶν τούτοις ὅσα τοὺς μεγίστους φόβους παρεσκεύαζε τῇ διανοίᾳ.

[144] [XV]
La ricchezza conforme alla natura ha il suo limite ed è di agevole acquisto; quella richiesta dalle vane opinioni scade nell'infinito.

[XVI]
Raramente la sorte incide sul sapiente, ché le cose principali e fondamentali è la ragione che le ha governate e per tutto il corso della vita continuamente le governa e le governerà.

[XVII]
La vita dell'uomo giusto è del tutto immune da turbamenti interiori, quella dell'uomo ingiusto rigurgita d'inquietudine.

[XVIII]
Non s'accresce nella carne il piacere, una volta detratto il dolore del bisogno, ma è suscettibile soltanto di variazione. Il limite del piacere nell'animo è dato dal calcolo razionale dei piaceri stessi e delle affezioni congeneri che procurano all'animo le più gravi paure.