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[152] XXXVII.
Τὸ μὲν ἐπιμαρτυρούμενον ὅτι συμφέρει ἐν ταῖς χρείαις τῆς πρὸς ἀλλήλους κοινωνίας τῶν νομισθέντων εἶναι δικαίων ἔχει τὸ ἐν τοῦ δικαίου χώρᾳ εἶναι, ἐάν τε τὸ αὐτὸ πᾶσι γένηται ἐάν τε μὴ τὸ αὐτό. ἐὰν δὲ νόμον θῆταί τις, μὴ ἀποβαίνῃ δὲ κατὰ τὸ συμφέρον τῆς πρὸς ἀλλήλους κοινωνίας, οὐκέτι τοῦτο τὴν τοῦ δικαίου φύσιν ἔχει. κἂν μεταπίπτῃ τὸ κατὰ τὸ δίκαιον συμφέρον χρόνον δέ τινα εἰς τὴν πρόληψιν ἐναρμόττῃ, οὐδὲν ἧττον ἐκεῖνον τὸν χρόνον ἦν δίκαιον τοῖς μὴ φωναῖς κεναῖς ἑαυτοὺς συνταράττουσιν ἀλλ' ἁπλῶς εἰς τὰ πράγματα βλέπουσιν. | [152] [XXXVII]
Delle disposizioni codificate nel diritto vigente quella che è confermata essere utile nelle relazioni reciproche della vita comune ha il requisito del giusto, sia o non sia la stessa per tutti. Ma se solo venga posta una legge che non risulti utile nei mutui rapporti della vita comune, questa non ha più la natura del giusto. E se anche ciò che è utile conformemente al diritto vigente venga a cessare, pur avendo corrisposto per un certo tempo alla prolessi o prima nozione del giusto, nondimeno per tutto quel certo tempo ebbe validità giuridica per coloro che non si lasciano sconvolgere da vane parole, ma badano ai fatti. |