[7] τόν τε Ἐπίκουρον πολλὰ κατὰ τὸν λόγον ἠγνοηκέναι καὶ πολὺ μᾶλλον κατὰ τὸν βίον, τό τε σῶμα ἐλεεινῶς διακεῖσθαι, ὡς πολλῶν ἐτῶν μὴ δύνασθαι ἀπὸ τοῦ φορείου διαναστῆναι˙ μνᾶν τε ἀναλίσκειν ἡμερησίαν εἰς τὴν τράπεζαν, ὡς αὐτὸς ἐν τῇ πρὸς Λεόντιον ἐπιστολῇ (fg. 145 Us.) γράφει καὶ ἐν ταῖς πρὸς τοὺς ἐν Μυτιλήνῃ φιλοσόφους. συνεῖναί τε αὐτῷ τε καὶ Μητροδώρῳ ἑταίρας καὶ ἄλλας, Μαμμάριον καὶ Ἡδεῖαν καὶ Ἐρώτιον καὶ Νικίδιον. καὶ ἐν ταῖς ἑπτὰ καὶ τριάκοντα βίβλοις ταῖς Περὶ φύσεως (fg. 93 Us.) τὰ πλεῖστα ταὐτὰ λέγειν καὶ ἀντιγράφειν ἐν αὐταῖς ἄλλοις τε καὶ Ναυσιφάνει τὰ πλεῖστα καὶ αὐτῇ λέξει φάσκειν οὕτως˙


" Ἀλλ' ἴτωσαν˙ εἶχε γὰρ ἐκεῖνος ὠδίνων τὴν ἀπὸ τοῦ στόματος καύχησιν τὴν σοφιστικήν, καθάπερ καὶ ἄλλοι πολλοὶ τῶν ἀνδραπόδων."

[7] E che Epicuro molte lacune aveva nella preparazione scientifica, ma ancora maggiore ignoranza mostrava nelle questioni della vita quotidiana, e che le sue condizioni fisiche erano così pietose che per molti anni non poté alzarsi dalla sedia gestatoria; e che spendeva una mina al giorno per la mensa, come scrive egli stesso in un'epistola a Leonzio e nell'altra Ai filosofi in Mitilene. E che vivevano insieme con lui e con Metrodoro molte etere e tra queste Mammario, Edia, Erozio e Nicidio. E che nei trentasette libri Della natura Epicuro ripete spessissimo le stesse cose e polemizza continuamente con gli altri e specialmente con Nausifane,20* come risulta da questa citazione testuale:

Ma vadano alla malora! Ché egli pure quando dava alla luce qualcosa, quasi tra le doglie di un parto, lasciava uscire dal suo labbro le vanterie sofistiche, come tanti altri servi sciocchi.