90. RAGIONAMENTI DUPLICI 1*

1. DEL BENE E DEL MALE 2*

(1) Un duplice ordine di ragionamenti si fa in Grecia dai cultori di filosofia intorno al bene e al male.3* Gli uni sostengono che altro è il bene, altro è il male; altri invece, che sono la stessa cosa; la quale, per alcuni sarebbe bene, per altri, male; e per lo stesso individuo, sarebbe ora bene, ora male. (2) Quanto a me, io mi metto dal punto di vista di questi ultimi; e ne ricercherò le prove nella vita umana, le cui cure sono il mangiare, il bere, e i piaceri sessuali; poiché questi soddisfacimenti per l'ammalato sono un male, ma per chi è sano e ne ha bisogno un bene. (3) Pertanto, l'abuso di essi è male per gl'incontinenti, ma per chi li vende e ci guadagna, è un bene. E così la malattia per i malati è un male, ma per i medici è un bene. E ancora, la morte per chi muore è un male, ma per gl'impresari di pompe funebri e per i becchini è un bene. (4) E che l'agricoltura dia abbondante raccolto, è un bene per gli agricoltori, ma per i commercianti è male. Così pure, che le navi onerarie si scontrino e si fracassino, per l'armatore è male, ma per i costruttori è bene. (5) E ancora, che il ferro si corroda e si ottunda e si spezzi, è male per gli altri, ma per il fabbro è bene. E che stoviglie si rompano, per gli altri è male, ma per i vasai è bene. E che le scarpe si logorino e si lacerino, per gli altri è male, ma per il calzolaio è bene. (6) E così pure nelle gare ginniche e nelle musicali e belliche; per esempio, nella gara della corsa allo stadio, la vittoria è un bene per chi vince, ma per chi perde è un male. (7) Lo stesso si dica per i lottatori, e i pugilatori, e per gli altri; e quanto alle gare musicali, la vittoria riportata nel canto al suono della cetra per chi vince è un bene, ma per chi perde è un male. (8) E nella guerra (citerò anzitutto gli esempi più recenti) la vittoria che gli Spartani riportarono sugli Ateniesi e sui loro alleati, fu bene per gli Spartani, ma per gli Ateniesi e gli alleati, un male; e la vittoria che i Greci riportarono sul Persiano, per i Greci fu un bene, per i barbari un male. (9) Ancora, la presa di Troia fu per gli Achei un bene, per i Troiani un male. E lo stesso valga per i fatti tra Tebani e Argivi. (10) E la lotta dei Centauri coi Lapiti, fu un bene per i Lapiti, per i Centauri un male. E così anche la lotta e la vittoria che si racconta tra gli dèi e i Giganti, fu bene per gli dèi, male per i Giganti. (11) Si fa poi un altro ragionamento, come cioè altro sarebbe il bene, altro il male; e come differiscon di nome, così differirebbero anche di fatto.4* Ed io, quanto a me, mi spiego questo modo di vedere: poiché mi pare che neppure apparirebbe chiaro in che consista il bene e in che consista il male, qualora fossero ambedue la stessa cosa, e non due diverse; e ci sarebbe poi da stupire. (12) Perché credo che uno che sostenesse tal cosa, non saprebbe neppur come replicare se gli si chiedesse: - Dimmi, fin qui i tuoi genitori t'han fatto delle cose buone? - E lui: - Sì, molte e grandi -. - Tu dunque sei loro debitore anche di grandi e molti mali, se è vero che il bene è la stessa cosa del male -. (13) - E senti, fin qui hai tu fatto alcun bene ai tuoi congiunti? -〈- Sì, molti e grandi〉 -. - Dunque, facevi loro del male -. E ancora: - Fin qui facesti alcun male ai nemici? - - Sì, molti e 〈grandi〉 -. - Dunque, facesti loro i massimi beni. (14) - E via, rispondimi anche a questo: se è vero che male e bene sono la stessa cosa, allora certo tu commiseri i poveri perché hanno molti mali, ma insieme li stimi felici, perché godono molti beni? - (15) E allora, per esempio, il Gran Re, nulla vieta che si trovi nelle stesse condizioni di un povero, poiché i suoi molti e grandi beni sono per lui dei mali, molti e grandi; dato almeno che bene e male siano lo stesso. E questo valga per tutti i casi. (16) Ed anche ritorno ai singoli esempi addotti in principio, cioè il mangiare, il bere e i piaceri sessuali. Perché il soddisfarli per gl'infermi, è male; ma se è vero che bene e male sono la stessa cosa, allora il farlo, per essi, è insieme anche bene. E così, per i malati, la malattia è insieme un male e un bene, se è vero che il bene è lo stesso del male. (17) E secondo quest'esempio, così anche per tutti gli altri di cui s'è discorso più sopra. E in questo modo non definisco che cos'è il bene, ma questo m'ingegno d'insegnare, che il bene e il male non sono la stessa cosa, ma ciascuno dei due può essere anche l'altro.5*

ΔΙΣΣΟΙ ΛΟΓΟΙ (DIALEXIS)
[II 405. 1 App.]
1. Περὶ ἀγαθῶ καὶ κακῶ

(1) Δισσοὶ λόγοι λέγονται ἐν τᾶι Ἑλλάδι ὑπὸ τῶν φιλοσοφούντων περὶ τῶ ἀγαθῶ καὶ τῶ κακῶ. τοὶ μὲν γὰρ λέγοντι, ὡς ἄλλο μέν ἐστι τὸ ἀγαθόν, ἄλλο δὲ [II 405. 5 App.] τὸ κακόν˙ τοὶ δέ, ὡς τὸ αὐτό ἐστι, καὶ τοῖς μὲν ἀγαθὸν εἴη, τοῖς δὲ κακόν, καὶ τῶι αὐτῶι ἀνθρώπωι τοτὲ μὲν ἀγαθόν, τοτὲ δὲ κακόν. (2) ἐγὼ δὲ καὶ αὐτὸς τοῖσδε ποτιτίθεμαι˙ σκέψομαι δὲ ἐκ τῶ ἀνθρωπίνω βίω, ὧι ἐπιμελὲς βρώσιός τε καὶ πόσιος καὶ ἀφροδισίων˙ ταῦτα γὰρ ἀσθενοῦντι μὲν κακόν, ὑγιαίνοντι δὲ καὶ δεομένωι ἀγαθόν. (3) καὶ ἀκρασία τοίνυν τούτων τοῖς μὲν ἀκρατέσι κακόν, τοῖς [II 406. 1 App.] δὲ πωλεῦντι ταῦτα καὶ μισθαρνέοντι ἀγαθόν. νόσος τοίνυν τοῖς μὲν ἀσθενεῦντι κακόν, τοῖς δὲ ἰατροῖς ἀγαθόν. ὁ τοίνυν θάνατος τοῖς μὲν ἀποθανοῦσι κακόν, τοῖς δ' ἐνταφιοπώλαις καὶ τυμβοποιοῖς ἀγαθόν. (4) γεωργία τε καλῶς ἐξενείκασα τὼς καρπὼς τοῖς μὲν γεωργοῖς ἀγαθόν, τοῖς δὲ ἐμπόροις κακόν. τὰς τοίνυν ὁλκάδας [II 406. 5 App.] συντρίβεσθαι καὶ παραθραύεσθαι τῶι μὲν ναυκλήρωι κακόν, τοῖς δὲ ναυπαγοῖς ἀγαθόν. (5) ἔτι 〈δὲ〉 τὸν σίδαρον κατέσθεσθαι καὶ ἀμβλύνεσθαι καὶ συντρίβεσθαι τοῖς μὲν ἄλλοις κακόν, τῶι δὲ χαλκῆι ἀγαθόν. καὶ μὰν τὸν κέραμον παραθραύεσθαι τοῖς μὲν ἄλλοις κακόν, τοῖς δὲ κεραμεῦσιν ἀγαθόν. τὰ δὲ ὑποδήματα κατατρίβεσθαι καὶ διαρρήγνυσθαι τοῖς μὲν ἄλλοις κακόν, τῶι δὲ σκυτῆι ἀγαθόν. [II 406. 10 App.] (6) ἐν τοίνυν τοῖς ἀγῶσι τοῖς γυμνικοῖς καὶ τοῖς μωσικοῖς καὶ τοῖς πολεμικοῖς˙ αὐτίκα ἐν τῶι γυμνικῶι τῶι σταδιοδρόμωι ἁ νίκα τῶι μὲν νικῶντι ἀγαθόν, τοῖς δὲ ἡσσαμένοις κακόν. (7) καττωὐτὸ δὲ καὶ τοὶ παλαισταὶ καὶ πύκται καὶ τοὶ ἄλλοι πάντες μωσικοί˙ αὐτίκα 〈ἁ νίκα〉 ἁ κιθαρωιδίας τῶι μὲν νικῶντι ἀγαθόν, τοῖς δὲ ἡσσαμένοις κακόν. (8) ἔν τε τῶι πολέμωι (καὶ τὰ νεώτατα πρῶτον ἐρω) [II 406. 15 App.] τῶν Λακεδαιμονίων νίκα, ἃν ἐνίκων Ἀθηναίως καὶ τὼς συμμάχως, Λακεδαιμονίοις μὲν ἀγαθόν, Ἀθηναίοις δὲ καὶ τοῖς συμμάχοις κακόν˙ ἅ τε νίκα, ἃν τοὶ Ἕλλανες τὸν Πέρσαν ἐνίκασαν, τοῖς μὲν Ἕλλασιν ἀγαθόν, τοῖς δὲ βαρβάροις κακόν. (9) ἁ τοίνυν τοῦ Ἰλίου αἵρεσις τοῖς μὲν Ἀχαιοῖς ἀγαθόν, τοῖς δὲ Τρωσὶ κακόν. καδδὲ ταὐτὸν καὶ τὰ τῶν Θηβαίων καὶ τὰ τῶν Ἀργείων πάθη. (10) καὶ ἁ τῶν Κενταύρων [II 406. 20 App.] καὶ Λαπιθᾶν μάχα τοῖς μὲν Λαπίθαις ἀγαθόν, τοῖς δὲ Κενταύροις κακόν. καὶ μὰν καὶ ἁ τῶν θεῶν καὶ Γιγάντων λεγομένα μάχα καὶ νίκα τοῖς μὲν θεοῖς ἀγαθόν, τοῖς δὲ Γίγασι κακόν. (11) ἄλλος δὲ λόγος λέγεται, ὡς ἄλλο μὲν τἀγαθὸν εἴη, ἄλλο δὲ τὸ κακόν, διαφέρον ὥσπερ καὶ τὤνυμα, οὕτω καὶ τὸ πρᾶγμα. ἐγὼ δὲ καὶ αὐτὸς τοῦτον διαιρεῦμαι τὸν τρόπον˙ δοκῶ γὰρ οὐδὲ διάδαλόν 〈κ'〉 [II 406. 25 App.] ἦμεν, ποῖον ἀγαθὸν καὶ ποῖον κακόν, αἰ τὸ αὐτὸ καὶ μὴ ἄλλο ἑκάτερον εἴη˙ καὶ γὰρ θαυμαστόν κ' εἴη. (12) οἶμαι δὲ οὐδέ κ' αὐτὸν ἔχεν ἀποκρίνασθαι, αἴ τις [αὐτὸν] ἔροιτο τὸν ταῦτα λέγοντα˙ 'εἶπον δή μοι, ἤδη τύ τι τοὶ γονέες ἀγαθὸν [II 407. 1 App.] ἐποίησαν;' φαίη κα˙ 'καὶ πολλὰ καὶ μεγάλα.' 'τὺ ἄρα κακὰ καὶ μεγάλα καὶ πολλὰ τούτοις ὀφείλεις, αἴπερ τωὐτόν ἐστι τὸ ἀγαθὸν τῶι κακῶι. (13) - τί δέ, τὼς συγγενέας ἤδη τι ἀγαθὸν ἐποίησας;' '〈καὶ πολλὰ καὶ μεγάλα〉.' 'τὼς ἄρα συγγενέας κακὸν ἐποίεις. τί δέ, τὼς ἐχθρὼς ἤδη κακὸν ἐποίησας;' 'καὶ πολλὰ καὶ 〈μεγάλα〉.' [II 407. 5 App.] 'μέγιστα ἄρα ἀγαθὰ ἐποίησας. (14) - ἄγε δή μοι καὶ τόδε ἀπόκριναι. ἄλλο τι ἢ τὼς πτωχὼς οἰκτίρεις, ὅτι πολλὰ καὶ κακὰ ἔχοντι, 〈καὶ〉 πάλιν εὐδαιμονίζεις, ὅτι πολλὰ καὶ ἀγαθὰ πράσσοντι, αἴπερ τωὐτὸ κακὸν καὶ ἀγαθόν;' (15) τὸν δὲ βασιλῆ τὸν μέγαν οὐδὲν κωλύει ὁμοίως διακεῖσθαι τοῖς πτωχοῖς. τὰ γὰρ πολλὰ καὶ μεγάλα ἀγαθὰ αὐτῶι πολλὰ κακὰ καὶ μεγάλα ἐστίν, αἴ γα τωὐτόν ἐστιν ἀγαθὸν [II 407. 10 App.] καὶ κακόν. καὶ τάδε μὲν περὶ τῶ παντὸς εἰρήσθω. (16) εἶμι δὲ καὶ καθ' ἕκαστον ἀρξάμενος ἀπὸ τῶ ἐσθίεν καὶ πῖνεν καὶ ἀφροδισιάζεν. ταῦτα γὰρ τοῖς ἀσθενεῦντι 〈ποιὲν κακόν, καὶ πάλιν〉 ταῦτα ποιὲν ἀγαθόν ἐστιν αὐτοῖς, αἴπερ τωὐτόν ἐστιν ἀγαθὸν καὶ κακόν˙ καὶ τοῖς νοσέοντι κακόν ἐστι τὸ νοσεῖν καὶ ἀγαθόν, αἴπερ τωὐτόν ἐστι τὸ ἀγαθὸν τῶι κακῶι. (17) καδδὲ τόδε καὶ τἆλλα πάντα, τὰ ἐν τῶι [II 407. 15 App.] ἔμπροσθεν λόγωι εἴρηται. καὶ οὐ λέγω, τί ἐστι τὸ ἀγαθόν, ἀλλὰ τοῦτο πειρῶμαι διδάσκειν, ὡς οὐ τωὐτὸν εἴη τὸ κακὸν καὶ τἀγαθόν, ἀλλ' 〈ἄλλο〉 ἑκάτερον.