62 A 2. THEOPHR. de sens. 38 [Dox. 510; tra Anassagora e Diogene]. Clidemo fu l'unico a dire cose appropriate riguardo alla vista: sostenne infatti che noi abbiamo sensazioni mediante gli occhi perché sono trasparenti; mediante le orecchie, perché l'aria colpendole le muove; mediante le narici, perché aspirano l'aria, che è mescolata appunto agli odori; mediante la lingua, infine, avvertiamo i sapori, il caldo e il freddo, perché è porosa. Con ciò che rimane del corpo oltre questi organi non percepiamo alcuna sensazione, e di essi sono proprietà il caldo, l'umido e i loro contrari. Solo le orecchie, poi, per sé non giudicano nulla, ma si limitano a trasmettere all'intelletto, anche se non fa dell'intelletto il principio di tutte le cose, come Anassagora. 62 A 2. THEOPHR. de sens. 38 (D. 510) zwischen Anaxagoras und Diogenes: Κλ. δὲ μόνος ἰδίως εἴρηκε περὶ τῆς ὄψεως˙ αἰσθάνεσθαι γάρ φησι τοῖς ὀφθαλμοῖς [II 50. 15 App.] μόνον ὅτι διαφανεῖς˙ ταῖς 〈δ'〉 ἀκοαῖς ὅτι ἐμπίπτων ὁ ἀὴρ κινεῖ˙ ταῖς δὲ ῥισὶν ἐφελκομένους τὸν ἀέρα˙ τοῦτον γὰρ ἀναμείγνυσθαι˙ τῆι δὲ γλώσσηι τοὺς χυμοὺς καὶ τὸ θερμὸν καὶ τὸ ψυχρὸν διὰ τὸ σομφὴν εἶναι˙ τῶι δὲ ἄλλωι σώματι παρὰ μὲν ταῦτ' οὐθέν, αὐτῶν δὲ τούτων καὶ τὸ θερμὸν καὶ τὰ ὑγρὰ καὶ τὰ ἐναντία˙ μόνον δὲ τὰς ἀκοὰς αὐτὰς μὲν οὐδὲν κρίνειν, εἰς δὲ τὸν νοῦν διαπέμπειν, οὐχ ὥσπερ [II 50. 20] Ἀναξαγόρας ἀρχὴν ποιεῖ πάντων τὸν νοῦν.