84 A 1a. PHILOSTR. v. soph. I 12. Prodico di Ceo acquistò tal fama per la sua erudizione che il figlio di Grillo2* prigioniero presso i Beoti, lo ascoltò disputare, dopo aver dato garanzia della sua persona. Mandato ambasciatore presso gli Ateniesi, quando fu nella sala del Consiglio parve l'uomo più adatto a quell'ufficio, ancorché si facesse male udire e parlasse con voce bassa. Egli andava in traccia di giovani nobili o anche di famiglie facoltose, sicché aveva anche dei mediatori in questa specie di caccia; poiché era avido di denaro, e dedito ai piaceri. Quanto a quel suo racconto sulla scelta di Ercole, citato in principio, neppur Senofonte lo credette indegno d'esser riportato.3* E non starò a dire le peculiarità dello stile di Prodico, avendolo assai bene riprodotto Senofonte. 84 A 1a. PHILOSTR. V. Soph. I 12 Προδίκου δὲ τοῦ Κείου ὄνομα τοσοῦτον ἐπὶ σοφίαι ἐγένετο, ὡς καὶ τὸν Γρύλλου [Ξενοφῶντα] ἐν Βοιωτοῖς δεθέντα ἀκροᾶσθαι διαλεγομένου, καθιστάντα ἐγγυητὴν τοῦ σώματος. πρεσβεύων δὲ παρὰ Ἀθηναίους [II 309. 1] παρελθὼν ἐς τὸ βουλευτήριον ἱκανώτατος ἔδοξεν ἀνθρώπων καίτοι δυσήκοον καὶ βαρὺ φθεγγόμενος. ἀνίχνευε δὲ οὗτος τοὺς εὐπατρίδας τῶν νέων καὶ τοὺς ἐκ τῶν βαθέων οἴκων, ὡς καὶ προξένους ἐκτῆσθαι ταύτης τῆς θήρας˙ χρημάτων τε γὰρ ἥττων ἐτύγχανε καὶ ἡδοναῖς ἐδεδώκει. τὴν δὲ Ἡρακλέους αἵρεσιν, τὸν τοῦ [II 309. 5 App.] Προδίκου λόγον, οὗ κατ' ἀρχὰς ἐπεμνήσθην, οὐδὲ Ξενοφῶν ἀπηξίωσε μὴ οὐχὶ ἑρμηνεῦσαι.