28 B 2. PROCL. in Tim. I 345, 18 [dopo B 1, 30]. E di nuovo: «... orbene io ti dirò... » [vv. 1-6] e: «perché il non essere...» [vv. 7-8]. SIMPLIC. phys. 116, 25. E se qualcuno desidera sentire queste proposizioni da Parmenide stesso quella che dice che l'altro dall'essere è non essere e nulla - che è lo stesso che dire l'essere univocamente33*- la troverà in quei versi: «l'una che è... » [vv. 3-8].

Orbene io ti dirò e tu ascolta attentamente le mie parole,
quali vie di ricerca sono le sole pensabili34*:
l'una 〈che dice〉 che è e che non è possibile che non sia35*,
il sentiero della Persuasione (giacché questa tien dietro alla Verità);
l'altra 〈che dice〉 che non è e che non è possibile che non sia36*,
questa io ti dichiaro che è un sentiero del tutto inindagabile:
perché il non essere né lo puoi pensare (non è infatti possibile),
né lo puoi esprimere37*.

2 (früher 4). 28 B 2 [33-40 K., 43-50 St.]. [I 231. 1] PROCL. in Tim. I 345, 18 Diehl [nach B 1, 30] καὶ πάλιν 'εἰ δ' . . . ἀταρπόν' καὶ 'οὔτε ... φράσαις'. 3-8 SIMPL. Phys. 116, 25 εἰ δέ τις ἐπιθυμεῖ καὶ αὐτοῦ τοῦ Παρμενίδου ταύτας λέγοντος ἀκοῦσαι τὰς προτάσεις, τὴν μὲν τὸ παρὰ τὸ ὂν οὐκ ὂν καὶ οὐδὲν λέγουσαν, [I 231. 5] ἥτις ἡ αὐτή ἐστι τῆι τὸ ὂν μοναχῶς λέγεσθαι, εὑρήσει ἐν ἐκείνοις τοῖς ἔπεσιν· 'ἡ μὲν . . . φράσαις'. B 3 schließt an.

εἰ δ' ἄγ' ἐγὼν ἐρέω, κόμισαι δὲ σὺ μῦθον ἀκούσας,
αἵπερ ὁδοὶ μοῦναι διζήσιός εἰσι νοῆσαι˙
ἡ μὲν ὅπως ἔστιν τε καὶ ὡς οὐκ ἔστι μὴ εἶναι,
[I 231. 10] Πειθοῦς ἐστι κέλευθος ( Ἀληθείηι γὰρ ὀπηδεῖ),
5 ἡ δ' ὡς οὐκ ἔστιν τε καὶ ὡς χρεών ἐστι μὴ εἶναι,
τὴν δή τοι φράζω παναπευθέα ἔμμεν ἀταρπόν˙
οὔτε γὰρ ἂν γνοίης τό γε μὴ ἐὸν (οὐ γὰρ ἀνυστόν)
οὔτε φράσαις.