87 A 2. HERMOG. de id. B 399, 18 Rabe. Per parlar di Antifonte, bisogna premettere che, secondo l'affermazione di non pochi, tra cui anche il grammatico Didimo, e anche secondo le ricerche storiche, ci sono stati parecchi Antifonti, e di questi, due esercitarono la Sofistica,2*dei quali è necessario tener parola. Uno è l'oratore, del quale ci sono tramandate le arringhe3* per cause d'omicidio, i discorsi politici, e altri di questo genere; l'altro è quello di cui si dice che sia stato anche indovino e interprete di sogni, al quale sono attribuiti i discorsi Della verità [B 1 - 44], quello Della concordia [B 44 a-71], e il Politico [B 72-77]. Io, per me, son disposto a credere che gli Antifonti sono stati due, se guardo alla differenza di stile che c'è tra questi discorsi. Infatti c'è davvero una gran differenza tra quelli intitolati Della verità e tutti gli altri; ma se poi guardo alla testimonianza di Platone [Menex. 236 A]4*e di altri, non sono più disposto a crederlo. Sento infatti dire da molti che Tucidide [VIII 68] è stato scolaro di Antifonte Ramnusio; e sapendo che il Ramnusio è l'autore dei discorsi per omicidio, e vedendo d'altra parte che Tucidide si discosta di molto da lui, mentre s'avvicina allo stile dei discorsi Della verità, non posso esserne persuaso. Ad ogni modo, o che ci sia stato un solo Antifonte, il quale abbia usato due stili così differenti tra loro, o che siano stati due, ciascuno dei quali abbia usato esclusivamente o l'uno o l'altro, è necessario che se ne tratti separatamente; poiché, come dicevamo, tra i due stili la differenza è massima... [Parla prima del Ramnusio, poi segue a 401, 12]. L'altro Antifonte, l'autore dei discorsi intitolati Della verità, non si occupa affatto di cose politiche, è solenne e cattedratico specialmente pel suo procedere per affermazioni e sentenze, il che è proprio del discorso assiomatico e che mira all'effetto; è nel parlare altezzoso e tagliente, sì che quasi rasenta la durezza. Ed è sovrabbondante a danno della chiarezza, per cui anche rende confuso il discorso e riesce il più delle volte incomprensibile. Si preoccupa della costruzione sintattica e si compiace delle parisosi, ma non ha nulla di personale né di veramente caratteristico; direi anzi di più, che la sua efficacia è soltanto apparente, ma di sostanziale, nulla. Si accosta a questo genere di stile anche Crizia; perciò parleremo tosto anche di Crizia [cfr. 88 A 19]. 87 A 2. HERMOG. de id. B 399, 18 R. περὶ δὲ Ἀντιφῶντος λέγοντας ἀνάγκη προειπεῖν, ὅτι καθάπερ ἄλλοι τέ φασιν οὐκ ὀλίγοι καὶ Δίδυμος ὁ γραμματικός, πρὸς δὲ καὶ ἀπὸ ἱστορίας φαίνεται, πλείους μὲν γεγόνασιν Ἀντιφῶντες, δύο δὲ οἱ σοφιστεύσαντες, ὧν καὶ λόγον ἀνάγκη ποιήσασθαι. ὧν εἷς μέν ἐστιν ὁ ῥήτωρ, οὗπερ οἱ [II 334. 15 App.] φονικοὶ φέρονται λόγοι καὶ 〈οἱ〉 δημηγορικοὶ καὶ ὅσοι τούτοις ὅμοιοι, ἕτερος δὲ ὁ καὶ τερατοσκόπος καὶ ὀνειροκρίτης λεγόμενος γενέσθαι, οὗπερ οἵ τε Περὶ τῆς ἀληθείας [B 1 - 44] εἶναι λέγονται λόγοι καὶ ὁ Περὶ ὁμονοίας [B 44 a-71] [καὶ οἱ δημηγορικοὶ] καὶ ὁ Πολιτικός [B 72-77]. ἐγὼ δὲ ἕνεκα μὲν τοῦ διαφόρου τῶν ἐν τοῖς λόγοις τούτοις ἰδεῶν πείθομαι δύο τοὺς Ἀντιφῶντας γενέσθαι [II 334. 20 App.] (πολὺ γὰρ ὡς ὄντως τὸ παραλλάττον τῶν ἐπιγραφομένων τῆς Ἀληθείας λόγων πρὸς τοὺς λοιπούς), ἕνεκα δὲ τοῦ καὶ παρὰ Πλάτωνι [Menex. 236 A] καὶ παρ' ἄλλοις ἱστορουμένου πάλιν οὐ πείθομαι. Θουκυδίδην γὰρ Ἀντιφῶντος εἶναι τοῦ Ῥαμνουσίου μαθητὴν ἀκούω πολλῶν λεγόντων, καὶ τὸν μὲν [II 335. 1 App.] Ῥαμνούσιον εἰδὼς ἐκεῖνον, οὗπερ εἰσὶν οἱ φονικοί, τὸν Θουκυδίδην δὲ πολλῶι κεχωρισμένον καὶ κεκοινωνηκότα τῶι εἴδει τῶν τῆς Ἀληθείας λόγων, πάλιν οὐ πείθομαι. οὐ μὴν ἀλλ' εἴτε εἷς ὁ Ἀντιφῶν ἐγένετο, δύο λόγων εἴδεσι τοσοῦτον ἀλλήλων διεστηκότων [II 335. 5 App.] χρησάμενος, εἴτε καὶ δύο, χωρὶς ἑκάτερος ὁ μὲν τοῦτο, ὁ δὲ ἐκεῖνο μετελθών, ἀνάγκη χωρὶς περὶ ἑκατέρου διελθεῖν˙ πλεῖστον γὰρ ὡς ἔφαμεν τὸ μεταξύ. Folgt περὶ τοῦ Ῥαμνουσίου Ἀντιφῶντος. Sodann p. 401, 12 Ὁ δ' ἕτερος Ἀντιφῶν, οὗπερ οἱ τῆς Ἀληθείας εἰσὶ λεγόμενοι λόγοι, πολιτικὸς μὲν ἥκιστά ἐστι, σεμνὸς δὲ καὶ ὑπέρογκος τοῖς τε ἄλλοις καὶ τῶι δι' ἀποφάνσεων περαίνειν τὸ πᾶν, ὃ δὴ τοῦ [II 335. 10 App.] ἀξιωματικοῦ τε λόγου ἐστὶ καὶ πρὸς μέγεθος ὁρῶντος, ὑψηλὸς δὲ τῆι λέξει καὶ τραχύς, ὥστε καὶ μὴ πόρρω σκληρότητος εἶναι. καὶ περιβάλλει δὲ χωρὶς εὐκρινείας, διὸ καὶ συγχεῖ τὸν λόγον καὶ ἔστιν ἀσαφὴς τὰ πολλά. καὶ ἐπιμελὴς δὲ κατὰ τὴν συνθήκην καὶ ταῖς παρισώσεσι χαίρων. οὐ μὴν ἤθους γέ τι οὐδ' ἀληθινοῦ τύπου μέτεστι τῶι ἀνδρί, φαίην δ' ἂν ὡς οὐδὲ δεινότητος πλὴν τῆς φαινομένης μέν, οὐ μὴν οὔσης [II 335. 15 App.] γε ὡς ἀληθῶς. ἐγγὺς δὲ τῆς ἰδέας ἐστὶ ταύτης καὶ ὁ Κριτίας˙ διὸ καὶ μετὰ τοῦτον εὐθὺς περὶ Κριτίου λέξομεν.