58 D 2. IAMBL. v. Pyth. 137. Queste sono le prove della sua pietà. Ma voglio mostrare quali sono i princìpi sui quali Pitagora e i suoi discepoli fondavano il culto degli dèi. Tutto quello che essi dicevano doversi fare o non fare aveva per fine la comunione con la divinità. Questo era il loro principio: e tutta la vita era ordinata secondo l'obbedienza che si deve al dio, e la sostanza stessa della loro filosofia era questa, che gli uomini che cercano il bene da altri che dagli dèi, fanno cosa ridicola. Fanno come chi in una città governata da un re onorasse e servisse un suddito e trascurasse colui che è re e signore di tutto. Perché è evidente che, dato che dio esiste ed è signore di tutte le cose (e tutti son d'accordo che il bene bisogna chiederlo a chi è signore) e d'altra parte il bene si fa a quelli che s'amano e di cui ci si compiace, e il contrario a quelli per cui si hanno sentimenti contrari, bisogna fare quello di cui il dio si compiace. 58 D 2. IAMBL. V. P. 137 βούλομαι δὲ ἄνωθεν τὰς ἀρχὰς ὑποδεῖξαι τῆς τῶν θεῶν θρησκείας, ἃς προεστήσατο Πυθαγόρας τε καὶ οἱ ἀπ' αὐτοῦ ἄνδρες. ἅπαντα ὅσα περὶ τοῦ πράττειν ἢ μὴ πράττειν διορίζουσιν, ἐστόχασται τῆς πρὸς τὸ θεῖον ὁμιλίας, καὶ ἀρχὴ αὕτη ἐστὶ καὶ βίος ἅπας συντέτακται πρὸς τὸ ἀκολουθεῖν τῶι [I 468. 30 App.] θεῶι καὶ ὁ λόγος οὗτος ταύτης ἐστὶ τῆς φιλοσοφίας, ὅτι γελοῖον ποιοῦσιν ἄνθρωποι ἄλλοθέν ποθεν ζητοῦντες τὸ εὖ ἢ παρὰ τῶν θεῶν, καὶ ὅμοιον, ὥσπερ ἂν εἴ τις ἐν βασιλευομένηι χώραι τῶν πολιτῶν τινα ὕπαρχον θεραπεύσαι, ἀμελήσας αὐτοῦ τοῦ πάντων ἄρχοντος καὶ βασιλεύοντος. τοιοῦτον γὰρ οἴονται ποιεῖν καὶ τοὺς ἀνθρώπους. ἐπεὶ γὰρ ἔστι τε θεὸς καὶ οὗτος πάντων κύριος, δεῖν δὲ ὡμολόγηται [I 468. 35 App.] παρὰ τοῦ κυρίου τἀγαθὸν αἰτεῖν, πάντες τε, οὓς μὲν ἂν φιλῶσι καὶ οἷς ἂν χαίρωσι, τούτοις διδόασι τἀγαθά, πρὸς δὲ οὓς ἐναντίως ἔχουσι, τἀναντία, δῆλον ὅτι ταῦτα πρακτέον, οἷς τυγχάνει ὁ θεὸς χαίρων.