20 A 3. ATHEN. XIV 614 A. Parmenisco di Metaponto, secondo che dice Semo nel libro quinto della Deliade [F.Gr.Hist. 396 F 10 III 287], uno dei primi cittadini per nobiltà e ricchezza, sceso nell'antro di Trofonio e risalitone, non poté più ridere. Interrogò su questo fatto la Pizia e la Pizia gli rispose:
Del lieto riso mi chiedi, tu triste:
la madre in patria te lo ridarà;
e tu la madre grandemente onora.
Egli sperava quindi di trovare il riso al suo ritorno in patria, ma non fu così; ed egli credette d'essere stato ingannato. Ma un giorno venne per caso a Delo: e qui, mentre ammirava ogni cosa nell'isola, andò anche nel tempio di Latona, giudicando che meritasse d'essere vista la statua della madre d'Apollo. E, come vide che era un pezzo di legno senza forma, scoppiò a ridere. Capì allora il significato dell'oracolo del dio, e, liberato dalla sua malattia, onorò grandemente la dea. I.G. XI 2, 161 B 17 p. 49 [inventario del tempio d'Artemide a Delo]. Un cratere d'argento, dono di Parmisco, del peso di 9572 dracme.
20 A 3. ATHEN. XIV 614 A Παρμενίσκος [so die Hs.] δὲ ὁ Μεταποντῖνος, ὥς φησιν [I 112. 35 App.] Σῆμος ἐν ε̅ Δηλιάδος [fr. 8 F.H.G. IV 493], καὶ γένει πλούτωι πρωτεύων εἰς Τροφωνίου καταβὰς καὶ ἀνελθὼν οὐκ ἔτι γελᾶν ἐδύνατο. καὶ χρηστηριαζομένωι περὶ τούτου ἡ Πυθία ἔφη˙

εἴρηι μ' ἀμφὶ γέλωτος, ἀμείλιχε, μειλιχίοιο˙
δώσει σοι μήτηρ οἴκοι˙ τὴν ἔξοχα τῖε.

[I 113. 1 App.] ἐλπίζων δ' ἂν ἐπανέλθηι εἰς τὴν πατρίδα γελάσειν, ὥς 〈οἱ〉 οὐδὲν ἦν πλέον, οἰόμενος ἐξηπατῆσθαι ἔρχεταί ποτε κατὰ τύχην εἰς Δῆλον˙ καὶ πάντα τὰ κατὰ τὴν νῆσον θαυμάζων ἦλθεν καὶ εἰς τὸ Λητῶιον, νομίζων τῆς Ἀπόλλωνος μητρὸς ἄγαλμά τι θεωρήσειν ἀξιόλογον˙ ἰδὼν δ' αὐτὸ ξύλον ὂν ἄμορφον παραδόξως ἐγέλασεν. [I 113. 5 App.] καὶ τὸν τοῦ θεοῦ χρησμὸν συμβαλὼν καὶ τῆς ἀρρωστίας ἀπαλλαγεὶς μεγαλωστὶ τὴν θεὸν ἐτίμησεν. Inventar des Artemistempels zu Delos IG XI 2, 161 B 17 p. 49 vgl. p. 54 κρατὴρ ἀργυροῦς, ὃν ἀνέθηκε Παρμίσκος, ὁλκὴν ΓΧΧΧΧΓΓΔΔΙΙ.