[15] Πλάτων ἐν τῇ περὶ τῶν ἰδεῶν ὑπολήψει φησίν (Phd. 96b), εἴπερ ἐστὶ μνήμη, τὰς ἰδέας ἐν τοῖς οὖσιν ὑπάρχειν διὰ τὸ τὴν μνήμην ἠρεμοῦντός τινος καὶ μένοντος εἶναι˙ μένειν δὲ οὐδὲν ἕτερον ἢ τὰς ἰδέας.

"τίνα γὰρ ἂν τρόπον," φησί, "διεσῴζετο τὰ ζῷα μὴ τῆς ἰδέας ἐφαπτόμενα καὶ πρὸς τοῦτο τὸν νοῦν φυσικῶς εἰληφότα; νῦν δὲ μνημονεύει τῆς ὁμοιότητός τε 〈...〉 καὶ τροφῆς, ὁποία τις ἐστὶν αὐτοῖς, ἐνδεικνύμενα διότι πᾶσι τοῖς ζῴοις ἔμφυτός ἐστιν ἡ τῆς ὁμοιότητος θεωρία˙ διὸ καὶ τῶν ὁμοφύλων αἰσθάνεται."


πῶς οὖν ὁ Ἐπίχαρμος (DK 23 B 4)˙
[15] Platone nella concezione delle idee 42* dice che se vi è memoria, le idee esistono nelle cose che sono, perché la memoria è solo di una cosa che sia in quiete e permanente e nulla è permanente fuorché le idee.
«In che modo, infatti, dice, 43* potrebbero conservarsi gli esseri viventi se non avessero appreso l'idea ed inoltre non avessero preso l'intelligenza dalla natura? Ora si ricordano della simiglianza delle bevande 44* e del nutrimento, qualunque a loro sia, mostrando perciò che tutti gli animali hanno l'innata facoltà di discernere ciò che è simile: perciò percepiscono anche i loro simili».

Come dunque Epicarmo? 45*