45 A 3. ARISTOT. metaph. N 5. 1092 b 8. Ma neppure è stato definito come i numeri siano cause delle sostanze e dell'essere, se come limiti, al modo che i punti son limiti delle grandezze, e cioè al modo seguito da Eurito quando, dicendo che ciascun numero è causa di ciascuna cosa, questo numero dell'uomo e quello del cavallo, disponeva i suoi sassolini in modo da ottenere, così come quelli che ottengono dai numeri le figure del triangolo e del quadrato, le figure 〈degli animali e〉 delle piante3*. [ALEX.] metaph. 827, 9. Siano, a mo' d'esempio, definizione dell'uomo il numero duecentocinquanta e definizione della pianta il numero trecentosessanta. Posto questo, egli prendeva duecentocinquanta sassolini, verdi e neri e rossi e insomma di tutti i colori, e poi, spalmato di calce viva un muro e disegnatovi un uomo o una pianta, metteva alcuni sassolini nelle linee del volto, altri in quelle delle mani, altri in altre parti, e portava a termine la figura, ritratta con un numero di sassolini uguale a quello delle unità che egli diceva definire l'uomo. 45 A 3. ARISTOT. Metaphys. N 5. 1092b 8 οὐθὲν δὲ διώρισται οὐδὲ ὁποτέρως οἱ ἀριθμοὶ αἴτιοι τῶν οὐσιῶν καὶ τοῦ εἶναι, πότερον ὡς ὅροι οἷον αἱ στιγμαὶ τῶν μεγεθῶν, καὶ ὡς Εὔρυτος ἔταττε, τίς ἀριθμὸς τίνος, οἷον ὁδὶ μὲν ἀνθρώπου ὁδὶ δὲ [I 420. 15 App.] ἵππου, ὥσπερ οἱ τοὺς ἀριθμοὺς ἄγοντες εἰς τὰ σχήματα τρίγωνον καὶ τετράγωνον, οὕτως ἀφομοιῶν ταῖς ψήφοις τὰς μορφὰς τῶν 〈ζώιων καὶ〉 φυτῶν. [ALEX.] z. d. St. p. 827, 9 κείσθω λόγου χάριν ὅρος τοῦ ἀνθρώπου ὁ σ̅ν̅ ἀριθμός, ὁ δὲ τ̅ξ̅ τοῦ φυτοῦ˙ τοῦτο θεὶς ἐλάμβανε ψηφῖδας διακοσίας πεντήκοντα τὰς μὲν πρασίνας τὰς δὲ μελαίνας, ἄλλας 〈δὲ〉 ἐρυθρὰς καὶ ὅλως παντοδαποῖς χρώμασι κεχρωσμένας˙ εἶτα [I 420. 20] περιχρίων τὸν τοῖχον ἀσβέστωι καὶ σκιαγραφῶν ἄνθρωπον καὶ φυτὸν οὕτως ἐπήγνυ τάσδε μὲν τὰς ψηφῖδας ἐν τῆι τοῦ προσώπου σκιαγραφίαι, τὰς δὲ ἐν τῆι τῶν χειρῶν, ἄλλας δὲ ἐν ἄλλοις, καὶ ἀπετέλει τὴν τοῦ μιμουμένου ἀνθρώπου διὰ ψηφίδων ἰσαρίθμων ταῖς μονάσιν, ἃς ὁρίζειν ἔφασκε τὸν ἄνθρωπον.