65 A 4. ARISTOT. metaph. Γ 5. 1010 a 7. Inoltre, vedendo che questa realtà naturale è in movimento, poiché di ciò che muta nulla è possibile dire di vero, essi conclusero che di ciò che muta per ogni rispetto e in ogni maniera non è possibile dire nulla di vero. Da questa supposizione derivò l'opinione più radicale tra quelle menzionate, quella cioè di coloro che affermano di essere seguaci di Eraclito e che anche Cratilo condivise: il quale, alla fine, ritenne che non si dovesse dire nulla, ma muovere soltanto il dito e rimproverava perfino Eraclito quando diceva [22 B 91] che non è possibile scendere due volte nello stesso fiume; egli riteneva infatti che non fosse possibile neppure una volta. 65 A 4. ARISTOT. metaph. Γ 5. 1010 a 7 [II 69. 30] ἔτι δὲ πᾶσαν ὁρῶντες ταύτην κινουμένην τὴν φύσιν, κατὰ δὲ τοῦ μεταβάλλοντος οὐθὲν ἀληθευόμενον, περί γε τὸ πάντηι πάντως μεταβάλλον οὐκ ἐνδέχεσθαι ἀληθεύειν. ἐκ γὰρ ταύτης τῆς ὑπολήψεως ἐξήνθησεν ἡ ἀκροτάτη δόξα τῶν εἰρημένων, ἡ τῶν φασκόντων ἡρακλειτίζειν καὶ οἵαν Κ. εἶχεν, ὃς τὸ τελευταῖον οὐθὲν ὤιετο δεῖν λέγειν, ἀλλὰ τὸν δάκτυλον ἐκίνει [II 69. 35 App.] μόνον, καὶ Ἡρακλείτωι ἐπετίμα εἰπόντι [22 B 91], ὅτι δὶς τῶι αὐτῶι ποταμῶι οὐκ ἔστιν ἐμβῆναι˙ αὐτὸς γὰρ ὤιετο οὐδ' ἅπαξ.