72 A 5. ARRIAN. anab. IV 9, 7. Vi sono poi di quelli che dicono che il sofista Anassarco si recò presso Alessandro essendo stato chiamato per confortarlo; e, trovatolo abbattuto e in lacrime, cominciò a deriderlo: dunque ignorava, disse, che appunto per questo gli antichi savi avevano immaginato la Giustizia seduta al fianco di Zeus [A 3] come ministra, per indicare che, qualunque cosa sia compiuta da parte di Zeus, è fatta secondo giustizia: e pertanto anche le azioni compiute dal Gran Re dovevano essere reputate giuste, anzitutto da parte del re stesso eppoi da tutti gli altri uomini. Con questo discorso, egli confortò Alessandro per allora; ma fece un grande male, così io penso, ad Alessandro, anzi un male ancora maggiore di quello dal quale era allora oppresso: poiché appunto allora quegli apprese che tale era l'opinione di un uomo sapiente, e cioè che non occorre che il re compia quelle azioni che sono veramente giuste, scegliendo secondo virtù, ma che, qualunque cosa faccia il re e comunque la faccia, questa si deve stimar giusta. Poiché è diffusa la fama che Alessandro voleva essere anche adorato come un dio,... non gli mancarono neanche in ciò coloro che per adulazione vi si piegassero, e tra gli altri appunto anche dei sofisti, di quelli della cerchia dello stesso Anassarco, e inoltre il poeta epico Agide di Argo.6* 72 A 5. ARR. Anab. IV 9, 7 [II 237. 10App.] εἰσὶ δὲ οἳ λέγουσιν Ἀνάξαρχον τὸν σοφιστὴν ἐλθεῖν μὲν παρ' Ἀλέξανδρον κληθέντα ὡς παραμυθησόμενον˙ εὑρόντα δὲ κείμενον καὶ στένοντα ἐπιγελάσαντα ἀγνοεῖν, φάναι, διότι ἐπὶ τῶιδε οἱ πάλαι σοφοὶ ἄνδρες τὴν Δίκην πάρεδρον τῶι Διὶ ἐποίησαν ὡς ὅ τι ἂν πρὸς τοῦ Διὸς κυρωθῆι, τοῦτο ξὺν δίκηι πεπραγμένον˙ καὶ οὖν καὶ τὰ ἐκ βασιλέως μεγάλου γιγνόμενα δίκαια [II 237. 15] χρῆναι νομίζεσθαι, πρῶτα μὲν πρὸς αὐτοῦ βασιλέως ἔπειτα πρὸς τῶν ἄλλων ἀνθρώπων. ταῦτα εἰπόντα παραμυθήσασθαι μὲν Ἀλέξανδρον ἐν τῶι τότε˙ κακὸν δὲ μέγα, ὡς ἐγώ φημι, ἐξεργάσασθαι Ἀλεξάνδρωι καὶ μεῖζον ἔτι ἢ ὅτωι τότε ξυνείχετο˙ εἴπερ οὖν σοφοῦ ἀνδρὸς τήνδε ἔγνω τὴν δόξαν ὡς οὐ τὰ δίκαια ἄρα χρὴ σπουδῆι ἐπιλεγόμενον πράττειν τὸν βασιλέα, ἀλλὰ ὅ τι ἂν καὶ ὅπως οὖν ἐκ [II 237. 20] βασιλέως πραχθῆι, τοῦτο δίκαιον νομίζειν. ἐπεὶ καὶ προσκυνεῖσθαι ἐθέλειν Ἀλέξανδρον λόγος κατέχει, ... οὐκ ἐνδεῆσαι δὲ οὐδὲ πρὸς τοῦτο αὐτῶι τοὺς κολακείαι ἐς αὐτὸ ἐνδιδόντας, ἄλλους τέ τινας καὶ δὴ καὶ τῶν σοφιστῶν τῶν ἀμφ' αὐτὸν Ἀνάξαρχόν τε καὶ Ἆγιν Ἀργεῖον ἐποποιόν.