67 A 9. ARISTOT. de gen. et corr. A 1. 314 a 21. Democrito e Leucippo affermano che per mezzo di corpi indivisibili [cfr. A 13] sono composte tutte le altre cose, che questi indivisibili sono infiniti sia per il numero sia per le forme, che le cose differiscono tra loro per gli elementi39* di cui sono costituite e per la posizione e l'ordine di essi. ARISTOT. de gen. et corr. A 2. 315 b 6. Democrito e Leucippo, ponendo come base la varietà delle forme [degli atomi], fanno derivare da queste il cangiamento e la generazione, ossia con la disgregazione e l'aggregazione spiegano la generazione e la distruzione, e con l'ordine e con la posizione spiegano il cangiamento. E poiché pensavano che la verità sta in ciò che appare, e gli oggetti che appaiono sono contrari ed infiniti, ritennero infinite le figure [degli atomi]: onde lo stesso oggetto, per le modificazioni della sua composizione, a persone diverse appare [addirittura] il contrario - e un oggetto vien modificato solo che vi si aggiunga un componente, sia pur piccolo, e sembra interamente diverso per lo spostarsi anche di un solo elemento: infatti una tragedia e una commedia si compongono con le medesime lettere dell'alfabeto. 67 A 9. ARISTOT. de gen. et corr. A 1. 314 a 21 Δημόκριτος δὲ καὶ Λ. ἐκ σωμάτων ἀδιαιρέτων τἆλλα συγκεῖσθαί φασι, ταῦτα δ' ἄπειρα καὶ τὸ πλῆθος εἶναι [II 74. 15] καὶ τὰς μορφάς, αὐτὰ δὲ πρὸς αὑτὰ διαφέρειν τούτοις ἐξ ὧν εἰσι καὶ θέσει καὶ τάξει τούτων. ARISTOT. de gen. et corr. A 2. 315 b 6 Δημ. δὲ καὶ Λ. ποιήσαντες τὰ σχήματα τὴν ἀλλοίωσιν καὶ τὴν γένεσιν ἐκ τούτων ποιοῦσι, διακρίσει μὲν καὶ συγκρίσει γένεσιν καὶ φθοράν, τάξει δὲ καὶ θέσει ἀλλοίωσιν. ἐπεὶ δ' ὤιοντο τἀληθὲς ἐν τῶι φαίνεσθαι, ἐναντία δὲ καὶ ἄπειρα τὰ φαινόμενα, τὰ σχήματα ἄπειρα ἐποίησαν, ὥστε ταῖς μεταβολαῖς τοῦ [II 74. 20App.] συγκειμένου τὸ αὐτὸ ἐναντίον δοκεῖν ἄλλωι καὶ ἄλλωι, καὶ μετακινεῖσθαι μικροῦ ἐμμειγνυμένου καὶ ὅλως ἕτερον φαίνεσθαι ἑνὸς μετακινηθέντος˙ ἐκ τῶν αὐτῶν γὰρ τραγωιδία καὶ κωμωιδία γίνεται γραμμάτων.