12 A 9. SIMPLIC. phys. 24, 13 [da THEOPHR. phys. opin. fr. 2; Dox. 476]. Tra quanti affermano che [il principio] è uno, in movimento e infinito, Anassimandro, figlio di Prassiade, milesio, successore e discepolo di Talete, ha detto che principio ed elemento degli esseri è l'infinito, avendo introdotto per primo questo nome del principio. E dice che il principio non è né l'acqua né un altro dei cosiddetti elementi, ma un'altra natura infinita, dalla quale tutti i cieli provengono e i mondi che in essi esistono: «da dove, infatti, ... del tempo» [B 1], e l'ha espresso con vocaboli alquanto poetici. E' chiaro che, avendo osservato il reciproco mutamento dei quattro elementi, ritenne giusto di non porne nessuno come sostrato, ma qualcos'altro oltre questi. Secondo lui, quindi, la nascita delle cose avviene non in seguito ad alterazione dell'elemento, ma per distacco dei contrari [dall'infinito] a causa dell'eterno movimento. Per ciò Aristotele l'ha collocato accanto ai discepoli di Anassagora. SIMPLIC. phys. 150, 24. Contrari sono caldo e freddo, asciutto e umido e così via. Cfr. ARISTOT. phys. A 4. 187 a 20. Secondo gli altri dall'uno che li contiene, si separano i contrari, come dice Anassimandro e quanti ammettono l'unità e la molteplicità dell'essere, ad esempio Empedocle e Anassagora: anche costoro, infatti, fanno uscire dalla mistione le altre cose per divisione. 12 A 9. SIMPLIC. Phys. 24, 13 [I 83. 1 App.] (Z. 3-8 aus THEOPHR. Phys. Opin. fr. 2 Dox. 476).
τῶν δὲ ἓν καὶ κινούμενον καὶ ἄπειρον λεγόντων Ἀ. μὲν Πραξιάδου Μιλήσιος Θαλοῦ γενόμενος διάδοχος καὶ μαθητὴς ἀρχήν τε καὶ στοιχεῖον εἴρηκε
[I 83. 5] τῶν ὄντων τὸ ἄπειρον, πρῶτος τοῦτο τοὔνομα κομίσας τῆς ἀρχῆς. λέγει δ' αὐτὴν μήτε ὕδωρ μήτε ἄλλο τι τῶν καλουμένων εἶναι στοιχείων, ἀλλ' ἑτέραν τινὰ φύσιν ἄπειρον, ἐξ ἧς ἅπαντας γίνεσθαι τοὺς οὐρανοὺς καὶ τοὺς ἐν αὐτοῖς κόσμους˙ ἐξ ὧν δὲ ... τάξιν [B 1] ποιητικωτέροις οὕτως ὀνόμασιν αὐτὰ λέγων. δῆλον δὲ ὅτι τὴν εἰς ἄλληλα μεταβολὴν τῶν τεττάρων στοιχείων οὗτος θεασάμενος οὐκ [I 83. 10] ἠξίωσεν ἕν τι τούτων ὑποκείμενον ποιῆσαι, ἀλλά τι ἄλλο παρὰ ταῦτα˙ οὗτος δὲ οὐκ ἀλλοιουμένου τοῦ στοιχείου τὴν γένεσιν ποιεῖ, ἀλλ' ἀποκρινομένων τῶν ἐναντίων διὰ τῆς ἀιδίου κινήσεως. διὸ καὶ τοῖς περὶ Ἀναξαγόραν τοῦτον ὁ Ἀριστοτέλης συνέταξεν. SIMPLIC. Phys. 150, 24 ἐναντιότητες δέ εἰσι θερμόν, ψυχρόν, ξηρόν, ὑγρόν, καὶ τὰ ἄλλα. Vgl. ARISTOT. Phys. A 4. 187 a 20 οἱ δ' ἐκ τοῦ ἑνὸς ἐνούσας τὰς ἐναντιότητας [I 83. 15] ἐκκρίνεσθαι, ὥσπερ Ἀναξίμανδρός φησι καὶ ὅσοι δ' ἓν καὶ πολλά φασιν εἶναι, ὥσπερ Ἐμπεδοκλῆς καὶ Ἀναξαγόρας˙ ἐκ τοῦ μείγματος γὰρ καὶ οὗτοι ἐκκρίνουσι τἆλλα.