13 A 10. CICER. de nat. d. I 10, 26. Dopo, Anassimene stabilì che l'aria è dio, che è generata, immensa e infinita e sempre in movimento, quasi che o l'aria senza alcuna forma possa essere dio - il quale invece deve avere non dico una qualche forma, ma la più bella - o che non sia destinato alla morte tutto ciò che è nato. AUGUSTIN. de civ. D. VIII 2. Costui [Anassimandro] lasciò il suo discepolo e successore Anassimene che riportò all'aria infinita tutte le cause delle cose, ma non negò né tacque degli dèi: tuttavia credeva non che l'aria fosse stata fatta dagli dèi, ma che gli dèi fossero nati dall'aria. AËT. I 7, 13 [Dox. 302]. Anassimene sostenne che l'aria è dio: ma bisogna sottintendere in questa affermazione le forze che pervadono gli elementi o i corpi. 13 A 10. CIC. de nat. d. I 10, 26 post A. aëra deum statuit eumque gigni esseque immensum et infinitum et semper in motu, quasi aut aer sine ulla forma deus esse possit, cum praesertim deum non modo aliqua, sed pulcherrima specie deceat esse, aut non omne quod ortum sit mortalitas consequatur. (Folgt 59 A 48.) [I 93. 10] AUGUSTIN. C. D. VIII 2. iste [Anaximander] Anaximenen discipulum et successorem reliquit, qui omnes rerum causas aeri infinito dedit, nec deos negavit aut tacuit non tamen ab ipsis aerem factum, sed ipsos ex aere ortos credidit. AËT. I 7, 13 (D. 302)Α. τὸν ἀέρα (näml. θεὸν εἶναι)˙ δεῖ δ' ὑπακούειν ἐπὶ τῶν οὕτως λεγομένων τὰς ἐνδιηκούσας τοῖς στοιχείοις [I 93. 15] ἢ τοῖς σώμασι δυνάμεις. Vgl. II 1, 3 (I 86, 16).