30 A 10. ARISTOT. soph. el. 5 167 b 13. Per esempio il ragionamento di Melisso sull'infinità del tutto, che assume che il tutto sia ingenerato (infatti nulla può esser nato dal non essere) e che d'altra parte ciò che è nato è nato da un principio. Se dunque non è nato, il tutto non ha un principio, dunque è infinito. Ma l'argomentazione non è rigorosa: infatti, se tutto ciò che è nato ha un principio, con ciò non è detto che se qualcosa ha un principio debba essere nato. ARISTOT. soph. el. 6. 168 b 35. Come nel ragionamento di Melisso in cui si identifica l'esser nato e l'aver principio o nel ragionamento che divenir uguali vuol dire assumere la stessa grandezza. Giacché infatti ciò che è nato ha un principio, stima anche che ciò che ha principio sia nato, quasi che fossero lo stesso per il fatto di aver principio ciò che è nato e ciò che è limitato [cfr. ARISTOT. soph. el. 28. 181 a 27 e phys. A 3. 186 a 10; cfr. B 2]. 30 A 10. ARISTOT. Soph. el. 5. 167 b 13 [I 267. 15] οἷον ὁ Μελίσσου λόγος, ὅτι ἄπειρον τὸ ἅπαν, λαβὼν τὸ μὲν ἅπαν ἀγένητον (ἐκ γὰρ μὴ ὄντος οὐδὲν ἂν γενέσθαι), τὸ δὲ γενόμενον ἐξ ἀρχῆς γενέσθαι. εἰ μὴ οὖν γέγονεν, ἀρχὴν οὐκ ἔχειν τὸ πᾶν, ὥστ' ἄπειρον. οὐκ ἀνάγκη δὲ τοῦτο συμβαίνειν˙ οὐ γὰρ εἰ τὸ γενόμενον ἅπαν ἀρχὴν ἔχει, καὶ εἴ τι ἀρχὴν ἔχει γέγονεν. ARISTOT. Soph. el. 6. 168 b 35 ὡς ἐν τῶι Μελίσσου λόγωι, τὸ αὐτὸ εἶναι [I 267. 20] λαμβάνει˙ τὸ γεγονέναι καὶ ἀρχὴν ἔχειν, ἢ τὸ ἴσοις γίνεσθαι καὶ ταὐτὸ μέγεθος λαμβάνειν. ὅτι γὰρ τὸ γεγονὸς ἔχει ἀρχήν, καὶ τὸ ἔχον ἀρχὴν γεγονέναι ἀξιοῖ, ὡς ἄμφω ταὐτὰ ὄντα τῶι ἀρχὴν ἔχειν, τό τε γεγονὸς καὶ τὸ πεπερασμένον. Vgl. ARISTOT. Soph. el. 28. 181a 27. Phys. A 3. 186a 10.