[9] Μεμήνασι δ' οὗτοι. τῷ γὰρ ἀνδρὶ μάρτυρες ἱκανοὶ τῆς ἀνυπερβλήτου πρὸς πάντας εὐγνωμοσύνης ἥ τε πατρὶς χαλκαῖς εἰκόσι τιμήσασα, οἵ τε φίλοι τοσοῦτοι τὸ πλῆθος ὡς μηδ' ἂν πόλεσιν ὅλαις μετρεῖσθαι δύνασθαι˙ οἵ τε γνώριμοι πάντες ταῖς δογματικαῖς αὐτοῦ σειρῆσι προσκατασχεθέντες, πλὴν Μητροδώρου τοῦ Στρατονικέως πρὸς Καρνεάδην ἀποχωρήσαντος, τάχα βαρυνθέντος ταῖς ἀνυπερβλήτοις αὐτοῦ χρηστότησιν˙ ἥ τε διαδοχή, πασῶν σχεδὸν ἐκλιπουσῶν τῶν ἄλλων, ἐς ἀεὶ διαμένουσα καὶ νηρίθμους ἀρχὰς ἀπολύουσα ἄλλην ἐξ ἄλλης τῶν γνωρίμων˙ [9] Ma la follia di questi critici è evidente. Perché il nostro uomo ha sufficienti testimoni della sua invincibile probità di sentimenti verso tutti: la patria che l'onorò con statue di bronzo; gli amici il cui numero fu tale che non potrebbero essere rintracciati e contati in intere città; 25* tutti coloro che lo frequentarono intimamente, legati dalla catena del fascino - quasi delle sirene - della sua dottrina, se si eccettua Metrodoro di Stratonicea 26* che passò alla scuola di Carneade,27* forse perché l'invincibile bontà del maestro gli era di peso; l'ininterrotta continuità della sua scuola che, mentre quasi tutte le altre si sono spente, sempre dura e l'innumerevole schiera dei discepoli che trasmettono l'uno all'altro lo scolarcato;