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72 A 11. PLUTARCH. de tranq. an. 4 p. 466 D. Alessandro, udendo una volta Anassarco parlare dell'infinità dei mondi, piangeva; e agli amici che gli chiedevano che cosa lo affliggesse: «Non è giusto piangere» rispose «se i mondi sono infiniti, e noi non siamo ancora divenuti padroni di uno solo?». VAL. MAX. VIII 14 extr. 2. L'animo di Alessandro era ormai insaziabile di gloria;e, una volta che Anassarco, che era del suo seguito, gli esponeva, sull'autorità del suo maestro Democrito, che i mondi sono innumerevoli: «Ohimè» esclamò «me infelice, che non sono ancora divenuto padrone neppure di uno solo!» | 72 A 11. PLUT. de tranqu. an. 4 p. 466 D Ἀλέξανδρος Ἀναξάρχου περὶ κόσμων ἀπειρίας ἀκούων ἐδάκρυε καὶ τῶν φίλων ἐρωτώντων ὅ τι πέπονθεν, 'οὐκ ἄξιον', ἔφη, 'δακρύειν, εἰ κόσμων ὄντων ἀπείρων ἑνὸς οὐδέπω κύριοι γεγόναμεν;' Vgl. VAL. MAX. VIII 14 ext. 2 iam Alexandri pectus insatiabile laudis, qui [II 238. 35] Anaxarcho comiti suo ex auctoritate Democriti praeceptoris innumerabiles mundos esse referenti: "heu me" inquit "me miserum quod ne uno quidem adhuc potitus sum". |