12 A 17. AUGUSTIN. de civ. D. VIII 2. Anassimandro non ritenne, come Talete, che le cose provenissero da un'unica cosa, ma ciascuna dai suoi propri princìpi. E questi princìpi delle singole cose pensò che fossero infiniti e producessero innumerevoli mondi e tutto quel che in essi viene alla luce, e suppose che questi mondi ora si dissolvono ora di nuovo si producono, ciascuno per il tempo che può durare. Ma neppure lui attribuì alcuna parte alla mente divina nella produzione di queste cose. SIMPLIC. de cael. 615, 13. Anassimandro, concittadino e amico di Talete... suppose per primo l'infinito, perché potesse usarne senza risparmio nella produzione delle cose: suppose pure mondi infiniti, ciascuno dei quali, a quanto pare, deriva da un siffatto infinito elemento primordiale. AËT. I 7, 12 [Dox. 302]. Anassimandro sostenne che gli infiniti cieli sono dèi. CICER. de nat. d. I 10, 25. È opinione di Anassimandro che gli dèi hanno la nascita, che a lunghi intervalli nascono e muoiono e che essi sono gli innumerevoli mondi. Ma noi come possiamo raffigurarci dio se non eterno? AËT. II 1, 3 [Dox. 327]. Anassimandro, Anassimene, Archelao, Senofane, Diogene, Leucippo, Democrito, Epicuro ammisero che infiniti mondi si producono e si distruggono nell'infinito in ogni rotazione. AËT. II 1, 8 [Dox. 329]. Tra quanti hanno ammesso che i mondi sono infiniti Anassimandro sostiene che hanno tra loro uguale distanza. AËT. II 4, 6 [Dox. 331]. Anassimandro [sostiene che] il mondo è distruttibile. SIMPLIC. phys. 1121, 5. Taluni, infatti, supposero che i mondi sono di numero infinito, come i discepoli di Anassimandro, di Leucippo, di Democrito e, più tardi, di Epicuro, i quali ammisero che si producevano e si distruggevano nell'infinito, producendosi sempre altri e altri distruggendosi, e sostennero che il movimento è eterno, perché senza movimento non si dà né produzione né distruzione. 12 A 17. AUGUSTIN. C. D. VIII 2 non enim ex una re sicut Thales ex umore, [I 86. 5 App.] sed ex suis propriis principiis quasque res nasci putavit. quae rerum principia singularum esse credidit infinita, et innumerabiles mundos gignere et quaecumque in eis oriuntur eosque mundos modo dissolvi modo iterum gigni existimavit, quanta quisque aetate sua manere potuerit, nec ipse aliquid divinae menti in his rerum operibus tribuens. SIMPL. de cael. 615, 13 [I 86. 10] Ἀ. δὲ Θαλοῦ πολίτης καὶ ἑταῖρος . . . ἄπειρον δὲ πρῶτος ὑπέθετο, ἵνα ἔχηι χρῆσθαι πρὸς τὰς γενέσεις ἀφθόνως˙ καὶ κόσμους δὲ ἀπείρους οὗτος καὶ ἕκαστον τῶν κόσμων ἐξ ἀπείρου τοῦ τοιούτου στοιχείου ὑπέθετο ὡς δοκεῖ AËT. I 7, 12 (D. 302) Ἀ. ἀπεφήνατο τοὺς ἀπείρους οὐρανοὺς θεούς. CICER. de nat. d. I 10, 25 Anaximandri autem opinio est nativos esse deos longis intervallis orientis [I 86. 15 App.] occidentisque, eosque innumerabilis esse mundos. sed nos deum nisi sempiternum intellegere qui possumus? AËT. II 1, 3 (D. 327) Ἀναξιμένης, Ἀρχέλαος, Ξενοφάνης, Διογένης, Λεύκιππος, Δημόκριτος, Ἐπίκουρος ἀπείρους κόσμους ἐν τῶι ἀπείρωι κατὰ πᾶσαν περιαγωγήν γίνεσθαι καὶ φθείρεσθαι. AËT. II 1, 8 (D. 329) τῶν ἀπείρους ἀποφηναμένων τοὺς κόσμους Ἀ. τὸ ἴσον αὐτοὺς [I 86. 20] ἀπέχειν ἀλλήλων. AËT. II 4, 6 (D. 331) Ἀ. . . . φθαρτὸν τὸν κόσμον. SIMPLIC. Phys. 1121, 5 οἱ μὲν γὰρ ἀπείρους τῶι πλήθει τοὺς κόσμους ὑποθέμενοι, ὡς οἱ περὶ Ἀ. καὶ Λεύκιππον καὶ Δημόκριτον καὶ ὕστερον οἱ περὶ Ἐπίκουρον, γινομένους αὐτοὺς καὶ φθειρομένους ὑπέθεντο ἐπ' ἄπειρον, ἄλλων μὲν ἀεὶ γινομένων ἄλλων δὲ φθειρομένων καὶ τὴν κίνησιν ἀίδιον ἔλεγον˙ ἄνευ γὰρ κινήσεως οὐκ ἔστι γένεσις [I 86. 25 App.] ἢ φθορά.