[21] γνόντα δὲ τὴν φυσικὴν θεωρίαν μηδὲν εἶναι πρὸς ἡμᾶς, τὰ ἠθικὰ φιλοσοφεῖν ἐπί τε τῶν ἐργαστηρίων καὶ ἐν τῇ ἀγορᾷ˙ κἀκεῖνα δὲ φάσκειν ζητεῖν, ὅττι τοι ἐν μεγάροισι κακόν τ' ἀγαθόν τε τέτυκται.


πολλάκις δὲ βιαιότερον ἐν ταῖς ζητήσεσι διαλεγόμενον κονδυλίζεσθαι καὶ παρατίλλεσθαι, τὸ πλέον τε γελᾶσθαι καταφρονούμενον˙ καὶ πάντα ταῦτα φέρειν ἀνεξικάκως. ὅθεν καὶ λακτισθέντα, ἐπειδὴ ἠνέσχετο, τινὸς θαυμάσαντος, εἰπεῖν, "εἰ δέ με ὄνος ἐλάκτισε, δίκην ἂν αὐτῷ ἐλάγχανον;" καὶ ταῦτα μὲν ὁ Δημήτριος.

[21] convinto che la speculazione naturalistica non ci riguarda affatto, discuteva di questioni morali nelle officine e nel mercato. Era solito dire che l'oggetto della sua ricerca era: «Ciò che nella casa si fa di male e di bene». 58*
Spesso nell'indagine il suo conversare assumeva un tono piuttosto veemente: allora i suoi interlocutori lo colpivano con pugni o gli strappavano i capelli; nella maggior parte dei casi era disprezzato e deriso, ma tutto sopportava con animo rassegnato. A tal punto che una volta, sopportando i calci che aveva ricevuti da un tale, a chi si meravigliava del suo atteggiamento paziente, rispose: «Se mi avesse preso a calci un asino, l'avrei forse condotto in giudizio?» Così tramanda Demetrio.