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82 B 17. ARISTOT. rhet. Γ 17. 1418 a 32. 1418 a 32. Nel genere epidittico bisogna render vario il discorso con elogi, come fa Isocrate, che ce ne ficca sempre qualcuno. Questo intendeva Gorgia, quando diceva che non gli mancavano mai cose da dire. Perché se parla di Achille, fa l'elogio di Peleo, e poi di Eaco, e infine del dio; e similmente loda il valore, il quale fa compiere queste e quest'altre imprese, e dice in che consiste, ecc. | 82 B 17. ARISTOT. Rhet. Γ 17. 1418 a 32 [II 305. 1 App.] ἐν δὲ τοῖς ἐπιδεικτικοῖς δεῖ τὸν λόγον ἐπεισοδιοῦν ἐπαίνοις, οἷον Ἰσοκράτης ποιεῖ˙ ἀεὶ γάρ τινα εἰσάγει. καὶ ὃ ἔλεγεν Γ., ὅτι οὐχ ὑπολείπει αὐτὸν ὁ λόγος, ταὐτό ἐστιν˙ εἰ γὰρ Ἀχιλλέα λέγων Πηλέα ἐπαινεῖ, εἶτα Αἰακόν, εἶτα τὸν θεόν, ὁμοίως δὲ καὶ ἀνδρίαν, ἣ τὰ καὶ τὰ ποιεῖ ἢ [II 305. 5 App.] τοιόνδε ἐστίν. Vgl. B 19 |