POESIA

[Cfr. A 1 § § 55 sgg. 65, 77; A 2. 12]

31 A 21. LUCRET. I 714 sgg. Per cui, coloro che ritennero che il fuoco fosse il sostrato di tutte le cose e che il tutto potesse consistere derivando dal fuoco, e coloro che posero l'aria come principio della generazione delle cose, o ancora coloro che ritennero che l'acqua di per sé potesse formare tutte le cose, o che fosse la terra a crearle tutte e a trasformarsi nella natura di tutte le cose, tutti costoro sembrano in gran misura aver errato lontano dal vero.13* E aggiungi ancora coloro che raddoppiano i principi delle cose, aggiungendo l'aria al fuoco e la terra all'acqua e coloro che ritengono che da quattro sostanze possano svilupparsi tutte le cose: dal fuoco, dalla terra, dall'aria e dall'acqua. Dei quali, tra i primi è Empedocle agrigentino, che l'isola dai tre vortici portò sulle sponde della terra: quell'isola che il mare Ionio, ricingendola tutt'intorno con grandi anfratti, asperge di acre umore salato con le sue glauche onde e dai cui confini ondeggiando per angusto varco, il rapido mare divide le spiagge d'Italia. Qui è l'ampia Cariddi e qui i brontolii dell'Etna minacciano di accogliere ancora le ire delle fiamme, per gettare di nuovo dalle sue fauci i fuochi eruttati e per lanciare al cielo le folgori della fiamma. Grande appare questa regione e mirabile per molti aspetti agli occhi degli uomini, e tale che merita di esser veduta, opima di molti beni, ricca di molta forza di uomini, ma che tuttavia non sembra aver avuto in sé nulla di più illustre di quest'uomo, né di più santo, né di più mirabile e di più caro; ché anzi i canti del suo petto divino fanno risuonare armoniosamente ed espongono splendidi insegnamenti, sì che a stento sembra generato da stirpe di uomini.
POESIE

(Vgl. A 1 §§ 55ff. 65, 77; ferner A 2. 12) [I 286. 5]

31 A 21. LUCRET. I 714ff.
et qui quattuor ex rebus posse omnia rentur
ex igni terra atque anima procrescere et imbri.
quorum Acragantinus cum primis Empedocles est,
[I 286. 10 App.] insula quem triquetris terrarum gessit in oris,
quam fluitans circum magnis anfractibus aequor
Ionium glaucis aspargit virus ab undis
angustoque freto rapidum mare dividit undans
Italiae terrarum oras a finibus eius.
[I 286. 15 App.] hic est vasta Charybdis, et hic Aetnaea minantur
murmura flammarum rursum se colligere iras,
faucibus eruptos iterum vis ut vomat ignis
ad caelumque ferat flammai fulgura rursum.
quae cum magna modis multis miranda videtur
[I 286. 20] gentibus humanis regio visendaque fertur,
rebus opima bonis, multa munita virum vi,
nil tamen hoc habuisse viro praeclarius in se
nec sanctum magis et mirum carumque videtur;
carmina quin etiam divini pectoris eius
[I 286. 25] vociferantur et exponunt praeclara reperta,
ut vix humana videatur stirpe creatus.