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68 A 22. CICER. Tusc. disp. V 39, 114. Democrito, perduta la vista, non poteva, naturalmente, distinguere il bianco dal nero; ma non perdeva perciò la facoltà di discernere il bene ed il male, il giusto e l'ingiusto, il dignitoso e l'abbietto, l'utile e l'inutile, il grande ed il piccolo; e anche senza vedere tutta la varietà dei colori poteva vivere felice, mentre non avrebbe potuto senza la conoscenza del vero. Anzi egli riteneva che la vista interiore dell'anima ricevesse impedimento dalla vista corporea e, mentre tanti spesso non vedono neppure ciò che hanno dinanzi ai piedi, egli percorreva tutto l'infinito col solo intelletto, senza trovare mai alcun limite che lo arrestasse. | 68 A 22. CIC. Tusc.V 39, 114 D. luminibus amissis alba scilicet discernere et atra non poterat at vero bona mala, aequa iniqua, honesta turpia, utilia inutilia, magna parva poterat, et sine varietate colorum licebat vivere beate, sine notione rerum non licebat. atque hic vir impediri etiam animi aciem [II 88. 25 App.] aspectu oculorum arbitrabatur, et cum alii saepe quod ante pedes esset non viderent, ille <in> infinitatem omnem peregrinabatur, ut nulla in extremitate consisteret. |