[22] Ἀποδημίας δὲ οὐκ ἐδεήθη, καθάπερ οἱ πλείους, πλὴν εἰ μὴ στρατεύεσθαι ἔδει. τὸ δὲ λοιπὸν αὐτόθι μένων φιλονεικότερον συνεζήτει τοῖς προσδιαλεγομένοις, οὐχ ὥστε ἀφελέσθαι τὴν δόξαν αὐτούς, ἀλλ' ὥστε τὸ ἀληθὲς ἐκμαθεῖν πειρᾶσθαι. φασὶ (Wehrli VI, Aristo fg. 30) δ' Εὐριπίδην αὐτῷ δόντα τὸ Ἡρακλείτου σύγγραμμα ἐρέσθαι, "τί δοκεῖ;" τὸν δὲ φάναι, "ἃ μὲν συνῆκα, γενναῖα˙ οἶμαι δὲ καὶ ἃ μὴ συνῆκα˙ πλὴν Δηλίου γέ τινος δεῖται κολυμβητοῦ."


Ἐπεμελεῖτο δὲ καὶ σωμασκίας, καὶ ἦν εὐέκτης. ἐστρατεύσατο γοῦν εἰς Ἀμφίπολιν˙ καὶ Ξενοφῶντα ἀφ' ἵππου πεσόντα ἐν τῇ κατὰ Δήλιον μάχῃ διέσωσεν ὑπολαβών.

[22] A differenza della maggioranza dei filosofi, non ebbe bisogno di allontanarsi dalla sua città, eccetto che per obblighi militari. Per il resto della sua vita rimase sempre in patria, dispiegava il suo ardore di ricerca conversando con tutti e tutti conversando con lui: scopo delle sue conversazioni fu la conquista del vero, non che gli altri rinunziassero alla loro opinione. Si dice che Euripide gli abbia dato l'opera di Eraclito 59* e ne abbia chiesto il suo parere e che Socrate abbia risposto: «Ciò che capii è eccellente: così pure, credo, quel che non capii, ma per giungere al fondo ci vuole un palombaro di Delo». 60* Curava anche gli esercizi fisici, ed era sano e vigoroso. Partecipò alla spedizione di Anfipoli 61* e nella battaglia di Delio, 62* quando Senofonte cadde da cavallo, Socrate lo raccolse e gli salvò la vita; 63*