11 A 19. APUL. flor. 18. Talete di Mileto fu senza dubbio il più importante tra quei sette uomini famosi per la loro sapienza (e infatti tra i Greci fu il primo scopritore della geometria, l'osservatore sicurissimo della natura, lo studioso dottissimo delle stelle): con poche linee scoprì cose grandissime, la durata delle stagioni, il soffiare dei venti, il cammino delle stelle, il prodigioso risuonare del tuono, il corso obliquo delle costellazioni, l'annuale ritorno del sole: fu lui a scoprire il crescere della luna che nasce, il diminuire di quella che cala e gli ostacoli di quella che s'eclissa. Sulla soglia ormai della vecchiaia, riuscì a stabilire il rapporto divino che io non solo ho appreso ma comprovato con le mie esperienze tra la grandezza del sole e l'orbita che percorre. Si dice che tale sua nuova scoperta egli insegnò a Mandrolito di Priene, il quale, oltremodo lieto della nuova e inaspettata nozione, lo pregò di aprirgli il suo desiderio, quale ricompensa cioè voleva gli fosse data per una sì grande dottrina. Il saggio Talete gli rispose: «Come ricompensa mi basterà se tu, quando comincerai a mostrare ad altri quel che hai imparato da me, non ne rivendicherai la paternità, ma dirai che io, più d'un altro, l'ho scoperto». IULIAN. or. III 162, 2 Hertlein. Uno gli chiese quale ricompensa dovesse dargli per quel che aveva imparato. Rispose: «Ammettendo che l'hai appreso da me, pagherai la ricompensa giusta». 11 A 19. APULEIUS. Flor. 18 p. 37, 10 Helm [I 78. 30] Th. Milesius ex septem illis sapientiae memoratis viris facile praecipuus (enim geometriae penes Graios primus repertor et naturae certissimus explorator et astrorum peritissimus contemplator) maximas res parvis lineis repperit temporum ambitus ventorum flatus, stellarum meatus, tonitruum sonora miracula, siderum [I 78. 35 App.] obliqua curricula, solis annua reverticulaidem lunae vel nascentis incrementa vel senescentis dispendia vel delinquentis obstiticula. idem sane iam proclivi senectute divinam rationem de sole commentus est, quam equidem non didici modo, verum etiam experiundo comprobavi, quoties sol magnitudine sua circulum quem permeat metiatur. id a se recens inventum Th. [I 78. 40] memoratur edocuisse Mandrolytum Prienensem, qui nova et inopinata [I 79. 1 App.] cognitione impendio delectatus optare iussit quantam vellet mercedem sibi pro tanto documento rependi "satis" inquit "mihi fuerit mercedis" Th. sapiens,"si id quod a me didicisti cum proferre ad quosdam coeperis, tibi non adsciveris, sed eius inventi me potius quam alium repertorem praedicaris". Vgl. IULIAN. Or. III 162, 2 Hertl. [I 79. 5 App.] ἐρομένου γάρ τινος, ὑπὲρ ὧν ἔμαθεν ὁπόσον τινὰ χρὴ καταβαλεῖν μισθόν˙ "ὁμολογῶν", ἔφη, (Thales) 'τὸ παρ' ἡμῶν μαθεῖν τὴν ἀξίαν ἡμῖν ἐκτίσεις'.