12 A 23. AËT. III 3, 1 [Dox. 367]. Riguardo ai tuoni, alle folgori, ai lampi, ai turbini, ai tifoni. Per Anassimandro tutti questi fenomeni sono prodotti dal vento: infatti, quand'esso, racchiuso in una nuvola spessa, riesce, per la sottigliezza e leggerezza delle sue parti, a fuoriuscire con violenza, allora la rottura della nuvola produce il fragore, mentre la dilatazione della massa nera il chiarore. SENEC. nat. quaest. II 18. Anassimandro riportava tutti questi fenomeni al vento. I tuoni, diceva, sono il fragore d'una nuvola lacerata. Perché sono diversi? Perché il vento stesso ha consistenza diversa. Perché tuona pure a ciel sereno? Perché allora il vento s'abbatte nell'aria densa che si lacera. Ma perché altre volte non ci sono folgori ma tuoni? Perché il vento troppo debole non è riuscito a risolversi in fiamma ma solo in suono. Che cos'è allora il lampeggiare? Una scossa d'aria che si disperde e precipita lasciando apparire un fuoco debole e incapace di uscire. E il fulmine? Una corrente d'aria più violenta e densa. 12 A 23. AËT. III 3, 1 (D. 367) περὶ βροντῶν ἀστραπῶν κεραυνῶν πρηστήρων τε [I 87. 25 App.] καὶ τυφώνων. Ἀ. ἐκ τοῦ πνεύματος ταυτὶ πάντα συμβαίνειν˙ ὅταν γὰρ περιληφθὲν νέφει παχεῖ βιασάμενον ἐκπέσηι τῆι λεπτομερείαι καὶ κουφότητι, τόθ' ἡ μὲν ῥῆξις τὸν ψόφον, ἡ δὲ διαστολὴ παρὰ τὴν μελανίαν τοῦ νέφους τὸν διαυγασμὸν ἀποτελεῖ. SENEC. Nat. Qu. II 18 Anaximandrus omnia ad spiritum retulit. tonitrua, inquit, sunt nubis ictae sonus. quare inaequalia sunt? quia et ipse spiritus [I 87. 30 App.] inaequalis est. quare et sereno tonat? quia tunc quoque per crassum et scissum aera spiritus prosilit. at quare aliquando non fulgurat et tonat? quia spiritus infirmior non valuit in flammam, in sonum valuit. quid est ergo ipsa fulguratio? aeris diducentis se corruentisque iactatio languidum ignem nec exiturum aperiens. quid est fulmen? acrioris densiorisque spiritus cursus.