68 A 23. GELL. noct. att. X 17. Nei libri di storia greca è riferito che il filosofo Democrito, uomo degno di venerazione oltre ogni altro e tra i più autorevoli degli antichi, si privò spontaneamente dell'uso della vista, perché riteneva che le riflessioni e le lunghe meditazioni dell'animo suo nell'indagare i princìpi e le cause della natura sarebbero divenute più spedite e più esatte, se le avesse liberate dalle attrattive che offre la vista e dagli ostacoli che provengono dagli occhi. Il poeta Laberio, in un suo mimo intitolato Il cordaio, narrò con versi a dir vero abbastanza curati ed efficaci il fatto e la maniera scelta da Democrito, con una trovata genialissima, per procurarsi facilmente la cecità; il poeta però finse diversa la causa del volontario accecamento, riconducendola all'argomento che egli allora poneva sulla scena, in modo abbastanza acconcio. Infatti il personaggio che in Laberio narra ciò, è una figura di ricco avaro e taccagno, che sta deplorando l'eccessivo spendere e la corruzione del figlio giovinotto. I versi di Laberio sono questi [C.R.F. 72 sgg. p. 353 Ribbeck]:

Democrito di Abdera, filosofo fisico,
rivolse uno scudo proprio verso la parte dove sorge Iperione,
per potersi togliere la vista con lo splendore celeste.
Così coi raggi del sole egli si privò della luce degli occhi,
per non vedere i cattivi cittadini vivere fortunati.
Similmente, con lo splendore delle rilucenti monete
io voglio ottenebrare questi ultimi giorni di mia vita
per non vedere nell'abbondanza un cattivo figlio.

68 A 23. GELL. X 17 Democritum philosophum in monumentis historiae graecae scriptum est, virum praeter alios venerandum auctoritateque antiqua [II 88. 30] praeditum, luminibus oculorum sua sponte se privasse, quia existimaret cogitationes commentationesque animi sui in contemplandis naturae rationibus vegetiores et exactiores fore, si eas videndi inlecebris et oculorum impedimentis liberasset. id factum eius modumque ipsum, quo caecitatem facile sollertia subtilissima conscivit, Laberius poeta in mimo quem scripsit [II 88. 35 App.] RESTIONEM versibus quidem satis munde atque graphice factis descripsit, sed causam voluntariae caecitatis finxit aliam vertitque in eam rem, quam tum agebat, non inconcinniter. est enim persona, quae hoc apud Laberium dicit, divitis avari et parci, sumptum plurimum asotiamque adulescentis filii deplorantis. versus Laberiani sunt [C.F3 72ff. p. 353 Ribbeck]:

[II 89. 1] Democritus Abderites physicus philosophus
clipeum constituit contra exortum Hyperionis,
oculos effodere ut posset splendore aereo.
ita radiis solis aciem effodit luminis,
[II 89. 5 App.] malis bene esse ne videret civibus.
sic ego fulgentis splendorem pecuniae
volo elucificare exitum aetati meae,
ne in re bona esse videam nequam filium.