31 A 25. SCHOL. DIONYS. THRAC. p. 168, 8. Questi quattro sono gli elementi di cui si adorna l'arte del poeta: il metro, il mito, la narrazione dei fatti, l'espressione conveniente. Una poesia che ne sia priva non è poesia, anche se fa uso del metro. Così, ad esempio, non chiamiamo poeti Empedocle e Tirteo [?] e coloro che scrissero di astronomia, perché, anche se fanno uso del metro, non fanno uso degli elementi caratteristici della poesia. SCHOL. DIONYS. THRAC. p. 166, 13. Non è poeta chi fa uso soltanto della forma metrica: non lo è perciò Empedocle che scrisse il Poema fisico né lo sono quelli che trattano di astronomia, né il vate di Pito che in versi espone gli oracoli. PLUTARCH. de aud. poet. 2 p. 16 C. G Vi sono riti sacri senza danze e senza suono di flauti, ma non v'è poesia senza mito e finzione. I poemi di Empedocle e di Parmenide, i Theriaca di Nicandro e le Gnome di Teognide sono in realtà discorsi che prendono a prestito dalla poesia il metro e la nobiltà dello stile, quasi come un cocchio, per evitare l'andamento pedestre della prosa. / ARISTOT. rhet. Γ 5. 1407 a 31. In secondo luogo bisogna esprimersi con parole appropriate... in terzo luogo con parole non ambigue; le parole ambigue saranno bensì adoperate quando uno deliberatamente le scelga: cosa che fanno quelli che, non avendo nulla da dire, fanno finta di dire qualcosa. Persone del genere si esprimono così in poesia, come Empedocle. Le circonlocuzioni elaborate infatti, ingannano; e gli ascoltatori provano quello che i più provano davanti agli oracoli: essi infatti approvano, quando gli oracoli dicono cose ambigue, come ad esempio: «Se Creso attraverserà l'Halys, rovinerà un grande impero». ARISTOT. meteor. B 3. 357 a 24. Allo stesso modo è ridicolo che alcuno, come Empedocle [B 55], avendo detto che il mare è «sudor della terra», creda di essersi espresso in modo chiaro. Come poeta, così scrivendo, si può dire che si sia espresso convenientemente (la metafora è qualcosa che appartiene alla poesia), ma non si è espresso convenientemente per ciò che concerne la conoscenza della natura. CICER. de orat. I 50, 217. Allo stesso modo si dovrebbe dire che è proprio della scienza giuridica saper giocare bene a palla o al gioco delle dodici caselle, perché in entrambi questi giochi era abilissimo P. Mucio; e per la medesima ragione si dovrebbero chiamare poeti quei filosofi che i Greci chiamano «fisici», perché Empedocle «fisico» compose un egregio poema. 31 A 25. SCHOL. ad DIONYS. THRAC. p. 168, 8 Hilgard ποιητὴς δὲ κεκόσμηται [I 287. 5 App.] τοῖς τέσσαρσι τούτοις μέτρωι, μύθωι, ἱστορίαι καὶ ποιᾶι λέξει, καὶ πᾶν ποίημα μὴ μετέχον τούτων οὐκ ἔστι ποίημα, εἰ καὶ μέτρωι κέχρηται. ἀμέλει τὸν Ἐμπεδοκλέα καὶ Τυρταῖον [?] καὶ τοὺς περὶ ἀστρολογίας εἰπόντας οὐ καλοῦμεν ποιητάς, εἰ καὶ μέτρωι ἐχρήσαντο διὰ τὸ μὴ χρήσασθαι αὐτοὺς τοῖς τῶν ποιητῶν χαρακτηριστικοῖς. SCHOL. DIONYS. THRAC. p. 166, 13 οὐκ ἔστι ποιητὴς ὁ μέτρωι μόνωι χρώμενος˙ οὐδὲ γὰρ Ἐμπεδοκλῆς ὁ [I 287. 10] τὰ Φυσικὰ γράψας οὐδ' οἱ περὶ ἀστρολογίας εἰπόντες οὐδὲ ὁ Πύθιος ἐμμέτρως χρησμωιδῶν. PLUTARCH. quom. d. poet. aud. 2 p. 16 C [28 A 15]. G θυσίας μὲν γὰρ ἀχόρους καὶ ἀναύλους ἴσμεν, οὐκ ἴσμεν δ' ἄμυθον οὐδ' ἀψευδῆ ποίησιν. τὰ δ' Ἐμπεδοκλέους ἔπη καὶ Παρμενίδου καὶ Θηριακὰ Νικάνδρου καὶ Γνωμολογίαι Θεόγνιδος λόγοι εἰσὶ κεχρημένοι παρὰ ποιητικῆς ὥσπερ ὄχημα τὸν ὄγκον καὶ τὸ μέτρον, ἵνα τὸ πεζὸν διαφύγωσιν. / ARISTOT. Rhet. Γ 5. 1407 a 31 δεύτερον δὲ τὸ τοῖς ἰδίοις ὀνόμασι λέγειν . . ., τρίτον μὴ ἀμφιβόλοις˙ ταῦτα δέ, ἂν μὴ τἀναντία προαιρῆται, ὅπερ ποιοῦσιν ὅταν μηθὲν μὲν ἔχωσι λέγειν, προσποιῶνται δέ τι λέγειν. οἱ γὰρ τοιοῦτοι ἐν ποιήσει λέγουσιν ταῦτα οἷον Ἐμπεδοκλῆς. [I 287. 15] φενακίζει γὰρ τὸ κύκλωι πολὺ ὄν, καὶ πάσχουσιν οἱ ἀκροαταὶ ὅπερ οἱ πολλοὶ παρὰ τοῖς μάντεσιν. ὅταν γὰρ λέγωσιν ἀμφίβολα, συμπαρανεύουσιν "Κροῖσος Ἅλυν διαβὰς μεγάλην ἀρχὴν καταλύσει". ARISTOT. Meteor. B 3. 357 a 24 ὁμοίως δὲ γελοῖον καὶ εἴ τις εἰπὼν ἱδρῶτα τῆς γῆς εἶναι τὴν θάλατταν οἴεταί τι σαφὲς εἰρηκέναι, καθάπερ Ἐ. [B 55]˙ πρὸς ποίησιν μὲν γὰρ οὕτως εἰπὼν ἴσως εἴρηκεν [I 287. 20] ἱκανῶς (ἡ γὰρ μεταφορὰ ποιητικόν), πρὸς δὲ τὸ γνῶναι τὴν φύσιν οὐχ ἱκανῶς. CICER. de oratore I 50, 217 licet ista ratione dicamus pila bene et duodecim scriptis ludere proprium esse iuris civilis, quoniam utrumque eorum P. Mucius optime fecerit; eademque ratione dicantur ei quos φυσικοὺς Graeci nominant, eidem poetae, quoniam Empedocles physicus egregium poema fecerit.