67 A 29. AËT. IV 13, 1 [Dox. 403]. Leucippo, Democrito, Epicuro ritengono che la sensazione visiva sia dovuta all'introdursi di idoli60*[nell'occhio]. ALEX. de sens. 24, 14. Dice infatti Democrito che il vedere consiste nel ricevere l'immagine proveniente dall'oggetto che vediamo: e quest'immagine è la figura che appare nella pupilla, come pure in tutti gli altri corpi diafani capaci di conservare sopra di sé l'immagine. Ed egli, e prima di lui Leucippo e dopo di essi tutti i seguaci di Epicuro, ritengono che degli idoli continuamente emananti dai corpi e di forma simile agli oggetti donde emanano (che sono appunto i corpi visibili) penetrino negli occhi di colui che vede e così si produca il vedere. ALEX. de sens. 56, 12. Essi infatti considerano come causa del vedere quei certi idoli, che hanno la medesima forma delle cose ed emanano continuamente dagli oggetti che vediamo e penetrano nell'organo della vista. Erano di tale opinione i seguaci di Leucippo e Democrito, i quali facevano anche derivare l'apparire dei colori intermedi61*dalla giustapposizione di quei corpuscoli che sono invisibili per la loro piccolezza. 67 A 29. AËT. IV 13, 1 (D. 403) [II 78. 30App.] Λ., Δημόκριτος, Ἐπίκουρος κατὰ εἰδώλων εἴσκρισιν οἴονται τὸ ὁρατικὸν συμβαίνειν πάθος. ALEX. de sensu 24, 14 λέγει γὰρ Δημόκριτος τὸ ὁρᾶν εἶναι τὸ τὴν ἔμφασιν τὴν ἀπὸ τῶν ὁρωμένων δέχεσθαι˙ ἔστι δὲ ἔμφασις τὸ ἐμφαινόμενον εἶδος ἐν τῆι κόρηι, ὁμοίως δὲ καὶ ἐν τοῖς ἄλλοις τῶν διαφανῶν, ὅσα οἷά τε τὴν ἔμφασιν φυλάττειν ἐν αὑτοῖς. ἡγεῖται δὲ αὐτός τε καὶ [II 78. 35] πρὸ αὐτοῦ Λ. καὶ ὕστερον δὲ οἱ περὶ τὸν Ἐπίκουρον εἴδωλά τινα ἀπορρέοντα ὁμοιόμορφα τοῖς ἀφ' ὧν ἀπορρεῖ (ταῦτα δέ ἐστι τὰ ὁρατά) ἐμπίπτειν τοῖς τῶν [II 79. 1App.] ὁρώντων ὀφθαλμοῖς καὶ οὕτως τὸ ὁρᾶν γίνεσθαι. ALEX. de sensu 56, 12 εἴδωλα γάρ τινα ὁμοιόμορφα ἀπὸ τῶν ὁρωμένων συνεχῶς ἀπορρέοντα καὶ ἐμπίπτοντα τῆι ὄψει τοῦ ὁρᾶν ἠιτιῶντο. τοιοῦτοι δὲ ἦσαν οἵ τε περὶ Λεύκιππον καὶ Δημόκριτον, οἳ καὶ ἐκ τῆς τῶν ἀοράτων διὰ μικρότητα παραθέσεως τὴν τῶν μεταξὺ χρωμάτων φαντασίαν [II 79. 5] ἐποίουν.