12 A 30. AËT. V 19, 4 [Dox. 430]. Anassimandro sostiene che i primi viventi furono generati nell'umido, avvolti in membrane spinose e che col passare del tempo approdarono all'asciutto e, spezzatasi la membrana, poco dopo mutarono genere di vita. CENSORIN. de d. nat. 4, 7. Anassimandro di Mileto afferma che, a suo parere, dall'acqua e dalla terra riscaldate, nacquero o dei pesci o degli animali molto simili a pesci; in questi concrebbero gli uomini, e i feti vi rimasero rinchiusi fino alla pubertà. Quando questi si spezzarono, allora finalmente ne uscirono uomini e donne che potevano già nutrirsi. PLUTARCH. quaest. conv. VIII 8, 4 p. 730 E. Ma i discendenti dall'antico Elleno sacrificano anche a Posidone Primigenio, poiché pensano, come i Siri, che l'uomo è nato da una sostanza umida: perciò venerano il pesce in quanto è della nostra stessa stirpe e insieme a noi nutrito. E in ciò ragionano meglio di Anassimandro. Costui, infatti, non ammette che nella stessa matrice crebbero pesci e uomini, ma che dapprima gli uomini nacquero nei pesci e furono nutriti come gli squali: divenuti ormai capaci di pensare a se stessi, ne uscirono e presero terra. Quindi, a quel modo che il fuoco divora la materia a cui è stato appiccato e che gli è madre e padre, a quanto dice chi nell'opera di Esiodo ha inserito Le nozze di Ceice,4* così Anassimandro, sostenendo che il pesce è padre e madre comune degli uomini, l'ha fatto aborrire quale cibo. 12 A 30. AËT. V 19, 4 (D. 430) Ἀ. ἐν ὑγρῶι γεννηθῆναι τὰ πρῶτα ζῶια φλοιοῖς περιεχόμενα ἀκανθώδεσι, προβαινούσης δὲ τῆς ἡλικίας ἀποβαίνειν ἐπὶ τὸ ξηρότερον καὶ περιρρηγνυμένου τοῦ φλοιοῦ ἐπ' ὀλίγον χρόνον μεταβιῶναι. CENSORIN. 4, 7. A. Milesius videri sibi ex aqua terraque calefactis exortos esse sive pisces [I 88. 35] seu piscibus simillima animalia in his homines concrevisse fetusque ad pubertatem intus retentos tunc demum ruptis illis viros mulieresque qui iam se alere possent processisse. PLUT. Symp. VIII 8, 4 p. 730 E οἱ δ' ἀφ' Ἕλληνος [I 89. 1] τοῦ παλαιοῦ καὶ πατρογενείωι Ποσειδῶνι θύουσιν, ἐκ τῆς ὑγρᾶς τὸν ἄνθρωπον οὐσίας φῦναι δόξαντες ὡς καὶ Σύροι˙ διὸ καὶ σέβονται τὸν ἰχθῦν ὡς ὁμογενῆ καὶ σύντροφον ἐπιεικέστερον Ἀναξιμάνδρου φιλοσοφοῦντες˙ οὐ γὰρ ἐν τοῖς αὐτοῖς ἐκεῖνος ἰχθῦς καὶ ἀνθρώπους, ἀλλ' ἐν ἰχθύσιν ἐγγενέσθαι τὸ πρῶτον ἀνθρώπους [I 89. 5 App.] ἀποφαίνεται καὶ τραφέντας, ὥσπερ οἱ γαλεοί, καὶ γενομένους ἱκανοὺς ἑαυτοῖς βοηθεῖν ἐκβῆναι τηνικαῦτα καὶ γῆς λαβέσθαι. καθάπερ οὖν τὸ πῦρ τὴν ὕλην, ἐξ ἧς ἀνήφθη, μητέρα καὶ πατέρα οὖσαν ἤσθιεν, ὡς ὁ τὸν Κήυκος γάμον εἰς τὰ Ἡσιόδου [fr. 158 Rz.2] παρεμβαλὼν εἴρηκεν, οὕτως ὁ Ἀ. τῶν ἀνθρώπων πατέρα καὶ μητέρα κοινὸν ἀποφήνας τὸν ἰχθῦν διέβαλε πρὸς τὴν βρῶσιν.