28 A 35. ARISTOT. de gen. et corr. B 3. 330 b 13. Coloro che senz'altro ne pongono due di principi, come Parmenide che pone il fuoco e la terra, considerano gli intermedi, per esempio l'aria e l'acqua, come mescolanze di questi.
ARISTOT. de gen. et corr. B 9. 336 a 3. Dal momento che, come dicono, è proprio del caldo di comporre e del freddo di scomporre, e che in ciascuna delle altre opposizioni è proprio dell'un termine di agire, dell'altro di patire, dicono che da questi e mediante questi tutto il resto nasce e perisce.
CICER. ac. pr. II 37, 118. Parmenide pone il fuoco a imprimere il movimento, la terra ad essere plasmata da lui [da THEOPHR. phys. opin.; cfr. A 23].
28 A 35. ARIST. de gen. et corr. B 3. 330b 13 οἱ δ' εὐθὺς δύο ποιοῦντες ὥσπερ Π. πῦρ καὶ γῆν, τὰ μεταξὺ μείγματα ποιοῦσι τούτων οἷον ἀέρα καὶ ὕδωρ. ARIST. de gen. et corr. B 9. 336a 3 ἐπειδὴ γὰρ πέφυκεν, ὥς φασι, τὸ μὲν θερμὸν διακρίνειν τὸ δὲ ψυχρὸν συνιστάναι [I 223. 40] καὶ τῶν ἄλλων ἕκαστον τὸ μὲν ποιεῖν τὸ δὲ πάσχειν, ἐκ τούτων λέγουσι καὶ διὰ τούτων ἅπαντα τἆλλα γίγνεσθαι καὶ φθείρεσθαι. CIC. AC. II 37, 118 P. ignem qui moveat, terram quae ab eo formetur [aus THEOPHR. Phys. Opin.; vgl. 28 A 23].