64 B 6. SIMPLIC. phys. 153, 13. In seguito [dopo B 5] dimostra che il seme degli animali è ricco d'aria, e che i pensieri sono prodotti dall'aria, la quale col sangue pervade tutto il corpo mediante le vene, là dove presenta un'accurata descrizione delle vene. In questa parte egli dice chiaramente che quel che gli uomini dicono aria è il principio. ARISTOT. hist. anim. Γ 2. 511 b 30. Diogene di Apollonia dice questo: «le vene nell'uomo... schiumoso». VINDICIAN. q. d. 1 sgg. [Fr. d. gr. Aerzte ed. Wellmann I 208, 2]. Alessandro detto Amante del Vero [il Filalete] discepolo di Asclepiade nel libro primo Sul seme sostiene che l'essenza del seme è la schiuma del sangue, accettando la veduta di Diogene... (3) Similmente Diogene di Apollonia nel libro Sulla natura disse che l'essenza 〈del seme〉 è la schiuma del sangue: infatti l'aria attirata nel corpo mediante la respirazione fa sollevare il sangue di cui una parte è assorbita dalla carne, l'altra, che è in eccedenza, cade nelle vie seminali e produce il seme, il quale altro è se non schiuma di sangue agitato dall'aria [cfr. A 24].

Le vene dell'uomo hanno tale disposizione. Ce ne sono due molto grandi le quali si stendono attraverso l'addome lungo la spina dorsale, una a destra, l'altra a sinistra, ciascuna verso la gamba corrispondente e in alto verso il capo lungo la clavicola attraverso la gola. Da queste si dipartono le vene per tutto il corpo, da quella di destra quelle che vanno a destra, da quella di sinistra quelle che vanno a sinistra, e due, molto grandi, arrivano al cuore presso la spina dorsale stessa, altre, un po' più in alto, attraverso il petto sotto le ascelle, a ciascuna delle due mani corrispondenti: l'una si chiama splenica, l'altra epatica. Ciascuna di esse all'estremità si scinde, e una parte va verso il pollice, l'altra verso la palma, e da queste altre se ne staccano sottili e ramificate verso il resto della mano e le dita. Dalle prime vene altre [due] si diramano più sottili, da quella di destra verso il fegato, da quella di sinistra verso la milza e i reni. Quelle che si stendono verso le gambe si scindono in due all'attaccatura e corrono attraverso tutta la coscia. La più grande di esse corre nella parte posteriore della coscia e appare grossa: l'altra che corre nel mezzo della coscia appare un po' meno grossa di questa. Poi si stendono lungo il ginocchio in direzione del polpaccio e del piede, come quelle che vanno verso le mani: arrivano alla pianta del piede e di qui si stendono verso le dita. Da quelle [due vene grandi] si dipartono altre vene sottili verso l'addome e i fianchi. Quelle che si stendono verso la testa attraverso la gola appaiono grandi nel collo. Da ciascuna di esse, poi, al punto terminale, se ne staccano molte in direzione della testa, quelle da destra orientandosi a sinistra, quella da sinistra verso destra: ed entrambe terminano presso l'orecchio. C'è nel collo un'altra vena che corre nell'una e nell'altra parte vicino a quella grande, ma è un po' più piccola, in cui confluiscono la maggior parte delle vene che vengono dalla testa. Ed [entrambe] si spingono attraverso la gola nell'interno e da ciascuna di esse si dipartono vene che passano sotto la clavicola e tendono verso le mani. Altre vene appaiono presso quella splenica e quella epatica, un po' più piccole, che si dilatano quando qualcosa fa male sotto la pelle, quando invece qualcosa fa male al ventre si dilatano la vena splenica e quella epatica. Da queste partono altre vene che giungono fin sotto il petto. Ce ne sono altre sottili che partono da ciascuna delle due e attraverso il midollo spinale giungono ai testicoli. Altre sotto la pelle e attraverso la carne si stendono verso i reni e terminano per gli uomini nei testicoli e per le donne nell'utero (le prime vene che partono dal ventre sono più larghe, poi si fanno più sottili finché trapassano da destra a sinistra e da sinistra a destra): si chiamano spermatiche. Il sangue, quello molto denso, è assorbito dalle carni: quello che è in più cade in questi luoghi e diventa leggero, caldo e schiumoso.

64 B 6 [7]. SIMPL. Phys.153, 13 καὶ ἐφεξῆς [nach B 5] δείκνυσιν ὅτι καὶ τὸ σπέρμα τῶν ζώιων πνευματῶδές ἐστι καὶ νοήσεις γίνονται τοῦ ἀέρος σὺν τῶι αἵματι τὸ ὅλον σῶμα καταλαμβάνοντος διὰ τῶν φλεβῶν, ἐν οἷς καὶ ἀνατομὴν ἀκριβῆ τῶν φλεβῶν παραδίδωσιν. ἐν δὴ τούτοις σαφῶς φαίνεται λέγων, ὅτι ὃν ἄνθρωποι [II 62. 15 App.] λέγουσιν ἀέρα, τοῦτό ἐστιν ἡ ἀρχή. ARISTOT. Hist. anim. Γ 2. 511 b 30 Δ. δὲ ὁ Ἀπολλ. τάδε λέγει˙ 'αἱ δὲ φλέβες ... γίνεται'. VINDICIAN. q. f. 1 ff. [M. Wellmann Fr. d. gr. Ärzte I 208, 2] Alexander Amator veri [d. i. Φιλαλήθης] appellatus, discipulus Asclepiadis libro primo De semine spumam sanguinis eius essentiam dixit Diogenis placitis consentiens ... (3) Diogenes autem Apolloniates [II 62. 20 App.] essentiam <seminis> similiter spumam sanguinis dixit libro physico etenim spiratione adductus spiritus sanguinem suspendit, cuius alia pars carne bibitur alia superans in seminales cadit vias et semen facit quod <non> est aliud quam spuma sanguinis spiritu collisi. Vgl. A 24.
[II 63. 1 App.] αἱ δὲ φλέβες ἐν τῶι ἀνθρώπωι ὧδ' ἔχουσιν˙ εἰσὶ δύο μέγισται˙ αὗται τείνουσι διὰ τῆς κοιλίας παρὰ τὴν νωτιαίαν ἄκανθαν, ἡ μὲν ἐπὶ δεξιά, ἡ δ' ἐπ' ἀριστερά, εἰς τὰ σκέλη ἑκατέρα τὰ παρ' ἑαυτῆι καὶ ἄνω εἰς τὴν κεφαλὴν [II 63. 5 App.] παρὰ τὰς κλεῖδας διὰ τῶν σφαγῶν. ἀπὸ δὲ τούτων καθ' ἅπαν τὸ σῶμα φλέβες διατείνουσιν, ἀπὸ μὲν τῆς δεξιᾶς εἰς τὰ δεξια/, ἀπὸ δὲ τῆς ἀριστερᾶς εἰς τὰ ἀριστερα/, μέγισται μὲν δύο εἰς τὴν καρδίαν περὶ αὐτὴν τὴν νωτιαίαν ἄκανθαν, ἕτεραι δ' ὀλίγον ἀνωτέρω διὰ τῶν στηθῶν[II 63. 10] ὑπὸ τὴν μασχάλην εἰς ἑκατέραν τὴν χεῖρα τὴν παρ' ἑαυτῆι˙ καὶ καλεῖται ἡ μὲν σπληνῖτις, ἡ δὲ ἡπατῖτις. σχίζεται δ' αὐτῶν ἄκρα ἑκατέρα, ἡ μὲν ἐπὶ τὸν μέγαν δάκτυλον/, ἡ δ' ἐπὶ τὸν ταρσόν, ἀπὸ δὲ τούτων λεπταὶ καὶ πολύοζοι ἐπὶ τὴν ἄλλην χεῖρα καὶ δακτύλους. ἕτεραι [II 63. 15] δὲ λεπτότεραι ἀπὸ τῶν πρώτων φλεβῶν τείνουσιν, ἀπὸ μὲν τῆς δεξιᾶς εἰς τὸ ἧπαρ, ἀπὸ δὲ τῆς ἀριστερᾶς εἰς τὸν σπλῆνα καὶ τοὺς νεφρούς. αἱ δὲ εἰς τὰ σκέλη τείνουσαι [II 64. 1 App.] σχίζονται κατὰ τὴν πρόσφυσιν, καὶ διὰ παντὸς τοῦ μηροῦ τείνουσιν. ἡ δὲ μεγίστη αὐτῶν ὄπισθεν τείνει τοῦ μηροῦ καὶ ἐκφαίνεται παχεῖα˙ ἑτέρα δὲ εἴσω τοῦ μηροῦ μικρὸν ἧττον παχεῖα ἐκείνης. ἔπειτα παρὰ τὸ γόνυ τείνουσιν [II 64. 5 App.] εἰς τὴν κνήμην τε καὶ τὸν πόδα καθάπερ καὶ εἰς τὰς χεῖρας. καὶ ἐπὶ τὸν ταρσὸν τοῦ ποδὸς καθήκουσι καὶ ἐντεῦθεν ἐπὶ τοὺς δακτύλους διατείνουσιν. σχίζονται δὲ καὶ ἐπὶ τὴν κοιλίαν καὶ τὸ πλευρὸν πολλαὶ ἀπ' αὐτῶν καὶ λεπταὶ φλέβες. αἱ δ' εἰς τὴν κεφαλὴν τείνουσαι [ΙΙ 64. 10] διὰ τῶν σφαγῶν φαίνονται ἐν τῶι αὐχένι μεγάλαι˙ ἀφ' ἑκατέρας δ' αὐτῶν, ἧι τελευτᾶι, σχίζονται εἰς τὴν κεφαλὴν πολλαί, αἱ μὲν ἐκ τῶν δεξιῶν εἰς τὰ ἀριστερα/, αἱ δ' ἐκ τῶν ἀριστερῶν εἰς τὰ δεξιά˙ τελευτῶσι δὲ παρὰ τὸ οὖς ἑκάτεραι. ἔστι δ' ἑτέρα φλὲψ ἐν τῶι τραχήλωι παρὰ [II 64. 15 App.] τὴν μεγάλην ἑκατέρωθεν, ἐλάττων ἐκείνης ὀλίγον, εἰς ἣν αἱ πλεῖσται ἐκ τῆς κεφαλῆς συνέχουσιν αὐτῆς˙ καὶ αὗται τείνουσι διὰ τῶν σφαγῶν εἴσω καὶ ἀπ' αὐτῶν ἑκατέρας ὑπὸ τὴν ὠμοπλάτην τείνουσι καὶ εἰς τὰς χεῖρας. καὶ φαίνονται παρά τε τὴν σπληνῖτιν καὶ τὴν ἡπατῖτιν ἕτεραι [II 65. 1 App.] ὀλίγον ἐλάττους, ἃς ἀποσχῶσιν ὅταν τι ὑπὸ τὸ δέρμα λυπῆι˙ ἂν δέ τι περὶ τὴν κοιλίαν, τὴν ἡπατῖτιν καὶ τὴν σπληνῖτιν. τείνουσι δὲ καὶ ὑπὸ τοὺς μαστοὺς ἀπὸ τούτων ἕτεραι. ἕτεραι δ' εἰσὶν αἱ ἀπὸ ἑκατέρας τείνουσαι διὰ τοῦ [II 65. 5 App.] νωτιαίου μυελοῦ εἰς τοὺς ὄρχεις λεπταί˙ ἕτεραι δ' ὑπὸ τὸ δέρμα καὶ διὰ τῆς σαρκὸς τείνουσιν εἰς τοὺς νεφροὺς καὶ τελευτῶσιν εἰς τοὺς ὄρχεις τοῖς ἀνδράσι, ταῖς δὲ γυναιξὶν εἰς τὰς ὑστέρας. (αἱ δὲ φλέβες αἱ μὲν πρῶται ἐκ τῆς κοιλίας εὐρύτεραί εἰσιν, ἔπειτα λεπτότεραι γίγνονται, [ΙΙ 65. 10 App.] ἕως ἂν μεταβάλλωσιν ἐκ τῶν δεξιῶν εἰς τὰ ἀριστερὰ καὶ ἐκ τούτων εἰς τὰ δεξιά.) αὗται δὲ σπερματίτιδες καλοῦνται. τὸ δ' αἷμα τὸ μὲν παχύτατον ὑπὸ τῶν σαρκωδῶν ἐκπίνεται˙ ὑπερβάλλον δὲ εἰς τοὺς τόπους τούτους λεπτὸν καὶ θερμὸν καὶ ἀφρῶδες γίνεται.