[12] ἄνθρωποι, μοχθεῖτε τὰ χείρονα, καὶ διὰ κέρδος
ἄπληστοι νεικέων ἄρχετε καὶ πολέμων˙
τᾶς φύσιος δ' ὁ πλοῦτος ὅρον τινὰ βαιὸν ἐπίσχει,
αἱ δὲ κεναὶ κρίσιες τὰν ἀπέραντον ὁδόν,
τοῦτο Νεοκλῆος πινυτὸν τέκος ἢ παρὰ Μουσέων
ἔκλυεν ἢ Πυθοῦς ἐξ ἱερῶν τριπόδων.

εἰσόμεθα δὲ καὶ μᾶλλον προϊόντες ἔκ τε τῶν δογμάτων ἔκ τε τῶν ῥητῶν αὐτοῦ.
Μάλιστα δ' ἀπεδέχετο (fg. 240 Us.), φησὶ Διοκλῆς, τῶν ἀρχαίων Ἀναξαγόραν, καίτοι ἔν τισιν ἀντειρηκὼς αὐτῷ, καὶ Ἀρχέλαον τὸν Σωκράτους διδάσκαλον.
ἐγύμναζε δέ, φησί, τοὺς γνωρίμους καὶ διὰ μνήμης ἔχειν τὰ ἑαυτοῦ συγγράμματα.

[12] Uomini, vi affaticate per cose di nessun pregio, e per conseguire un guadagno, avidi, scatenate risse e guerre. Ma breve è il limite della ricchezza che la natura stabilisce, mentre il vano giudizio umano l'estende all'infinito. Questo messaggio il savio rampollo di Neocle udì dalle Muse o dai tripodi sacri di Pito.


Nel corso della nostra esposizione questo ci risulterà ancora più chiaro dalla sua dottrina e dai suoi detti.

Secondo la testimonianza di Diocle, egli tra i filosofi arcaici predilesse Anassagora, 32* benché in qualche particolare abbia polemizzato con lui, e Archelao, maestro di Socrate.

Secondo la stessa fonte, Epicuro allenava i discepoli a mandare a memoria i suoi scritti. 33*