[3] εὐκαίρως δὲ παριόντος Κράτητος, ὁ βιβλιοπώλης δείξας αὐτόν φησι, "τούτῳ παρακολούθησον." ἐντεῦθεν ἤκουσε τοῦ Κράτητος, ἄλλως μὲν ἔντονος πρὸς φιλοσοφίαν, αἰδήμων δὲ ὡς πρὸς τὴν Κυνικὴν ἀναισχυντίαν.


ὅθεν ὁ Κράτης βουλόμενος αὐτὸν καὶ τούτου θεραπεῦσαι δίδωσι χύτραν φακῆς διὰ τοῦ Κεραμεικοῦ φέρειν. ἐπεὶ δ' εἶδεν αὐτὸν αἰδούμενον καὶ περικαλύπτοντα, παίσας τῇ βακτηρίᾳ κατάγνυσι τὴν χύτραν˙ φεύγοντος δ' αὐτοῦ καὶ τῆς φακῆς κατὰ τῶν σκελῶν ῥεούσης, φησὶν ὁ Κράτης, "τί φεύγεις, Φοινικίδιον; οὐδὲν δεινὸν πέπονθας."

[3] In quel momento appunto passava Cratete ed il libraio glielo additò dicendo: «Segui quest'uomo». Da allora divenne discepolo di Cratete: il suo spirito fu estremamente teso alla filosofia, 5* ma era troppo pudico e riservato per poter aderire all'impudenza cinica. Cratete si accorse della sua resistenza e volendo superarla gli affidò una pentola di lenticchie da portare attraverso il Ceramico. 6* Poiché si avvide che Zenone si vergognava e cercava di nascondere la pentola, con un colpo di bastone Cratete ruppe la pentola. Zenone cominciò a fuggire, mentre le lenticchie gli correvano lungo le gambe; e Cratete: «Perché fuggi, mio bel Fenicio? 7* Non ti è capitato nulla di male».