21 A 47. ARISTOT. de cael. B 13. 294 a 21. Perciò gli uni dicono infinita la parte inferiore della terra, dichiarando come Senofane di Colofone [B 28] che essa estende le sue radici all'infinito42*, per evitare una ricerca imbarazzante della causa [dell'immobilità]. È per ciò che anche Empedocle lo ha biasimato con queste parole: G Se è vero che infiniti sono e le profondità della terra e l'abbondante atmosfera, che è quanto appunto è stato formulato dalle lingue di molti e a casaccio è uscito dalla bocca di gente che poco ha visto del tutto... [31 B 39]. / Cfr. SIMPLIC. ad loc. 522, 7. Io ignoro, per il fatto che non ho mai trovati i versi di Senofane relativi a questo argomento, se egli sostiene l'immobilità della terra per il fatto che la parte inferiore di essa è infinita, o se invece è infinito lo spazio e l'aria che è al di sotto della terra, che sarebbe la ragione per cui la terra che cade all'infinito pare essere in quiete. Infatti né Aristotele spiega la cosa, né i versi di Empedocle determinano con chiarezza: infatti si può chiamare «le profondità della terra» anche ciò verso cui essa discende. AËT. III 9, 4 [Dox. 376]. Senofane [dice che la terra] nella sua parte inferiore profonda le sue radici all'infinito e [nella parte superiore] è premuta dall'aria e dal fuoco43*. AËT. II 11, 1-2 [Dox. 377]. La scuola di Talete [pone la terra] nel mezzo, Senofane al primo posto: infatti profonda le sue radici all'infinito44* [cfr. B 28]. CICER. ac. pr. II 39, 122. Ma forse che noi possiamo sezionare aprire dividere per vedere se la terra è confitta nel profondo e per così dire sta salda sulle sue radici45* oppure se è sospesa nel mezzo? (123) Senofane46* sostiene che la luna è abitata e che è una terra che ha molte città e monti. [cfr. HIPPOL. ref. I 14, 3 già citato (A 33). Da Aristotele de M. X. G. 2, 21. 976 a 32 (30 A 5). DIOG. OENOAND. fr. 21, 10 p. 26 sg. William]. 21 A 47. ARISTOT. de caelo B 13. 294a 21 [I 125. 25] οἱ μὲν γὰρ διὰ ταῦτα ἄπειρον τὸ κάτω τῆς γῆς εἶναί φασιν, ἐπ' ἄπειρον αὐτὴν ἐρριζῶσθαι λέγοντες ὥσπερ Ξ. ὁ Κολοφώνιος [B 28], ἵνα μὴ πράγματ' ἔχωσι ζητοῦντες τὴν αἰτίαν. διὸ καὶ Ἐμπεδοκλῆς οὕτως ἐπέπληξεν εἰπὼν ὡς
εἴπερ ... G ἀπείρονα γῆς τε βάθη καὶ δαψιλὸς αἰθήρ,
ὡς διὰ πολλῶν δὴ γλώσσης ῥηθέντα ματαίως
ἐκκέχυται στομάτων, ὀλίγον τοῦ παντὸς / ἰδόντων [31 B 39]. Vgl. SIMPL. ad Ar. l. c. p. 522, 7 Heib. ἀγνοῶ δὲ ἐγὼ τοῖς Ξενοφάνους ἔπεσι τοῖς περὶ τούτου μὴ ἐντυχών, [I 125. 30] πότερον τὸ κάτω μέρος τῆς γῆς ἄπειρον εἶναι λέγων διὰ τοῦτο μένειν αὐτήν φησιν ἢ τὸν ὑποκάτω τῆς γῆς τόπον καὶ αἰθέρα ἄπειρον καὶ διὰ τοῦτο ἐπ' ἄπειρον καταφερομένην τὴν γῆν δοκεῖν ἠρεμεῖν. οὔτε γὰρ ὁ Ἀριστοτέλης διεσάφησεν οὔτε τὰ Ἐμπεδοκλέους ἔπη διορίζει σαφῶς˙ "γῆς" γὰρ "βάθη" λέγοιτο ἂν καὶ ἐκεῖνα εἰς ἃ κάτεισιν. AËT. III 9,4 (D. 376) Ξ. ἐκ τοῦ κατωτέρου μέρους εἰς [I 125. 35 App.] ἄπειρον [μέρος] ἐρριζῶσθαι [scil. τὴν γῆν], ἐξ ἀέρος δὲ καὶ πυρὸς συμπαγῆναι. AËT. II 11, 1-2 (D. 377) οἱ ἀπὸ Θάλεω τὴν γῆν μέσην, Ξ. πρώτην˙ εἰς ἄπειρον γὰρ ἐρριζῶσθαι [vgl. B 28]. CIC. Acad. pr. II 39, 122 sed ecquid nos eodem modo rerum naturas persecare aperire dividere possumus, ut videamus, terra penitusne defixa sit et quasi radicibus suis haereat [d. i. Xenophanes] an media [I 125. 40] pendeat? (123) habitari ait Xenophanes [vielmehr Anaxagoras] in luna eamque [I 126. 1] esse terram multarum urbium et montium. Vgl. HIPPOL. I 14, 3 [I 122, 34]. Aus Aristoteles Pseudar. de MXG 2,21 p. 976a 32 [30 A 5]. DIOG. OENOAND. fr. 21, 10 p. 26f. William.