[25] Συνδιέτριψε δὲ καὶ Διοδώρῳ, καθά φησιν Ἱππόβοτος˙ παρ' ᾧ καὶ τὰ διαλεκτικὰ ἐξεπόνησεν. ἤδη δὲ προκόπτων εἰσῄει καὶ πρὸς Πολέμωνα ὑπ' ἀτυφίας, ὥστε φασὶ λέγειν ἐκεῖνον, "οὐ λανθάνεις, ὦ Ζήνων, ταῖς κηπαίαις παρεισρέων θύραις καὶ τὰ δόγματα κλέπτων Φοινικικῶς μεταμφιεννύς."


καὶ πρὸς τὸν δείξαντα δ' αὐτῷ διαλεκτικὸν ἐν τῷ θερίζοντι λόγῳ ἑπτὰ διαλεκτικὰς ἰδέας πυθέσθαι, πόσας εἰσπράττεται μισθοῦ˙ ἀκούσαντα δὲ ἑκατόν, διακοσίας αὐτῷ δοῦναι. τοσοῦτον ἤσκει φιλομάθειαν. φασὶ δὲ καὶ πρῶτον καθῆκον ὠνομακέναι καὶ λόγον περὶ αὐτοῦ πεποιηκέναι. τούς θ' Ἡσιόδου στίχους μεταγράφειν οὕτω˙
(Op. 293 et Schol.)


κεῖνος μὲν πανάριστος ὃς εὖ εἰπόντι πίθηται,
ἐσθλὸς δ' αὖ κἀκεῖνος ὃς αὐτὸς πάντα νοήσῃ.

[25] Secondo la testimonianza di Ippoboto, Zenone ebbe rapporti di studio anche con Diodoro, col quale egli si esercitò nella dialettica. Era già progredito nella formazione filosofica, quando andò a seguire le lezioni di Polemone. Zenone non aveva infatti alcuna albagia o orgoglio di scuola. È in relazione a ciò che, come si dice, Polemone si rivolse così a lui: «Non mi sfugge, o Zenone, che entri da me per la porta del giardino e mi rubi la mia dottrina per darle poi una veste fenicia». Un dialettico gli mostrò per mezzo di un sofisma chiamato 'mietitore' che vi erano sette forme dialettiche. Zenone gli chiese quanto gli doveva per la dimostrazione. L'altro chiese cento dracme e Zenone gliene diede duecento. Tanto era il desiderio di apprendere sempre. Dicono che egli per primo abbia introdotto il termine καθῆκον per designare il dovere e che abbia scritto un trattato sull'argomento. Inoltre dicono che diede quest'altra forma ai seguenti versi di Esiodo: 52*

Su tutti eccelle chi segue il buon consiglio, ma merita lode anche colui che da solo sa pensare ad ogni cosa.