68 A 46 a. ARISTOT. de cael. Γ 7. 305 b 1. I seguaci dunque di Empedocle e di Democrito non si accorgono di dare, in luogo di una generazione delle cose le une dalle altre, una generazione apparente... (12) Ciò che è costituito di parti più minute richiede uno spazio più grande. E questo è evidente anche nel cangiamento di stato: infatti, quando il liquido evapora e si trasforma in aria, il recipiente che ne conteneva il volume si spezza per la ristrettezza dello spazio. Cosicché, se non esiste assolutamente il vuoto e i corpi non si dilatano, come asseriscono i sostenitori di questa teoria [Empedocle, Anassagora], risulterebbe manifesta l'impossibilità del fatto; ma, se esiste il vuoto e la dilatazione, è assurdo che il corpo che viene a separarsi occupi sempre necessariamente uno spazio maggiore di prima. 68 A 46 a. ARISTOT. de caelo Γ 7. 305 b 1 οἱ μὲν οὖν περὶ Ἐμπεδοκλέα καὶ Δ. λανθάνουσιν αὐτοὶ αὑτοὺς οὐ γένεσιν ἐξ ἀλλήλων ποιοῦντες ἀλλὰ φαινομένην γένεσιν . . . [II 95. 35 App.] (12) τὸ δὲ λεπτομερέστερον ἐν πλείονι τόπωι γίγνεται. φανερὸν δὲ τοῦτό γε καὶ ἐν τῆι μεταβάσει˙ διατμιζομένου γὰρ καὶ πνευματουμένου τοῦ ὑγροῦ ῥήγνυται τὰ περιέχοντα τοὺς ὄγκους ἀγγεῖα διὰ τὴν στενοχωρίαν. ὥστ' εἰ μὲν ὅλως μὴ ἔστι κενὸν μηδ' ἐπεκτείνεται τὰ σώματα, καθάπερ φασὶν οἱ ταῦτα λέγοντες [Empedeokles, Anaxagoras], φανερὸν τὸ ἀδύνατον˙ εἰ δ' ἔστι κενὸν καὶ ἐπέκτασις [II 95. 40] [Demokrit], ἄλογον τὸ ἐξ ἀνάγκης ἀεὶ πλείω τόπον ἐπιλαμβάνειν τὸ χωριζόμενον.