[26] Γέγονε δὲ ἀνὴρ γενναιότατος καὶ ἐν φιλοσοφίᾳ καὶ ἐν πολιτείᾳ˙ φέρεται γοῦν αὐτοῦ βιβλία πολλῆς συνέσεως γέμοντα. καθελεῖν δὲ θελήσας Νέαρχον τὸν τύραννον - οἱ δὲ Διομέδοντα - συνελήφθη, καθά φησιν Ἡρακλείδης ἐν τῇ Σατύρου ἐπιτομῇ (FHG III. 169).


ὅτε καὶ ἐξεταζόμενος τοὺς συνειδότας καὶ περὶ τῶν ὅπλων ὧν ἦγεν εἰς Λιπάραν, πάντας ἐμήνυσεν αὐτοῦ τοὺς φίλους, βουλόμενος αὐτὸν ἔρημον καταστῆσαι˙ εἶτα περί τινων εἰπεῖν ἔχειν τινα ἔφη αὐτῷ πρὸς τὸ οὖς καὶ δακὼν οὐκ ἀνῆκεν ἕως ἀπεκεντήθη, ταὐτὸν Ἀριστογείτονι τῷ τυραννοκτόνῳ παθών.

[26] Si mostrò nobilissimo sia come filosofo sia come uomo politico. I suoi libri, in ogni modo, sono ricchi d'intelligenza. E per quel che riguarda la sua attività politica, egli si propose di abbattere il tiranno Nearco (secondo altri, Diomedonte), ma fu arrestato, come riferisce Eraclide 86* nell'Epitome di Satiro. 87* In quell'occasione egli fu interrogato sui complici e sul trasporto delle armi a Lipari, e denunziò tutti gli amici del tiranno, volendo isolarlo completamente. Poi disse che egli doveva deporre delle confidenze su alcuni complici direttamente nell'orecchio del tiranno: così gli addentò l'orecchio e non lo lasciò, finché non cadde trafitto, subendo lo stesso destino del tirannicida Aristogitone.