68 A 61. SIMPLIC. de cael. 569, 5. La scuola di Democrito e successivamente Epicuro sostengono che gli atomi, i quali sono tutti di ugual natura, hanno peso, e che, essendovi degli atomi più pesanti, quelli più leggeri vengono spinti fuori dai più pesanti (che formano un deposito in basso) e acquistano un movimento verso l'alto [cfr. 67 A 24]; e così avviene, essi dicono, che dei corpi sembrino leggeri e degli altri pesanti. SIMPLIC. de cael. 721, 27. I seguaci di Democrito ritengono che tutti i corpi hanno peso e che il fuoco, per la ragione che ha un peso minore, venendo spinto fuori dalla pressione degli elementi preesistenti, si muove verso l'alto e perciò sembra un corpo leggero. Essi sono dunque convinti che esiste solo il pesante e che esso è sempre portato verso il centro. In polemica con Democrito EPIC. ep. I 61 p. 18, 15. Ed inoltre è necessario che gli atomi abbiano tutti velocità uguale, allorché si muovono attraverso il vuoto senza che nulla opponga loro resistenza; infatti né i corpi 〈grandi〉 e pesanti si muoveranno più velocemente dei piccoli e leggeri, qualora non si opponga ad essi qualche ostacolo, né quelli piccoli 〈più lentamente〉 di quelli grandi, ciascuno nella propria direzione, qualora neppure a questi si oppongono ostacoli [cfr. LUCRET. II 215 sgg.]. 68 A 61. SIMPL. de caelo 569, 5 οἱ γὰρ περὶ Δημόκριτον καὶ ὕστερον Ἐπίκουρος τὰς ἀτόμους πάσας ὁμοφυεῖς οὔσας βάρος ἔχειν φασί, τῶι δὲ εἶναί τινα βαρύτερα [II 100. 5 App.] ἐξωθούμενα τὰ κουφότερα ὑπ' αὐτῶν ὑφιζανόντων ἐπὶ τὸ ἄνω φέρεσθαι, καὶ οὕτω λέγουσιν οὗτοι δοκεῖν τὰ μὲν κοῦφα εἶναι τὰ δὲ βαρέα. SIMPL. de caelo 721, 27 οἱ περὶ Δημόκριτον οἴονται πάντα μὲν ἔχειν βάρος, τῶι δὲ ἔλαττον ἔχειν βάρος τὸ πῦρ ἐκθλιβόμενον ὑπὸ τῶν προλαμβανόντων ἄνω φέρεσθαι καὶ διὰ τοῦτο κοῦφον δοκεῖν. τούτοις δὲ τὸ βαρὺ μόνον εἶναι δοκεῖ καὶ ἀεὶ φέρεσθαι πρὸς τὸ μέσον τοῦτο. [II 100. 10 App.] Gegen Demockrit EPICUR. EP. I 61 [DIOG. X p. 18, 15 Us.] καὶ μὴν καὶ ἰσοταχεῖς ἀναγκαῖον τὰς ἀτόμους εἶναι, ὅταν διὰ τοῦ κενοῦ εἰσφέρωνται μηθενὸς ἀντικόπτοντος˙ οὔτε γὰρ τὰ 〈μεγάλα καὶ〉 βαρέα θᾶττον οἰσθήσεται τῶν μικρῶν καὶ κούφων, ὅταν γε δὴ μηδὲν ἀπαντᾶι αὐτοῖς, οὔτε τὰ μικρὰ 〈βραδύτερον〉 τῶν μεγάλων πάντα πόρον σύμμετρον ἔχοντα, ὅταν μηθὲν μηδὲ ἐκείνοις ἀντικόπτηι. [II 100. 15 App.] Vgl. LUCR. II 215 ff.