31 A 72. AËT. VI 19, 5 [Dox. 430]. Empedocle sostiene che nel primo ciclo di generazione gli animali e le piante non nacquero completi di tutte le loro parti, ma monchi, per il fatto che non tutte insieme nascevano le parti; nel secondo nacquero simili ad immagini fantastiche; nel terzo nacquero d'un sol pezzo; nel quarto poi essi non nacquero più da elementi assimilati,29* come dalla terra e dall'acqua, ma da generazione reciproca, a causa per gli uni dell'abbondanza di nutrimento e per gli altri della bellezza femminile, che produsse in loro l'eccitamento dell'atto della fecondazione. I generi di tutti gli animali si distinsero per le diverse mescolanze [degli elementi] per cui alcuni hanno una tendenza più connaturata verso l'acqua, altri a sollevarsi nell'aria (e sono tutti quelli in cui l'elemento igneo ha la prevalenza), altri ancora, e sono i più pesanti, verso la terra, altri infine, egualmente partecipi degli elementi nella mescolanza, possono vivere in ogni luogo. Cfr. PHILO de gig. 7 sgg. [II 43]. CENSORIN. de d. nat. 4, 7. Empedocle poi nel suo eccellente poema... fa delle osservazioni di tal genere. Dapprima le singole membra furono generate dalla terra sparsamente, quasi essa fosse gravida, poi si riunirono e costituirono la sostanza dell'intero corpo umano, mista contemporaneamente di fuoco e di acqua [cfr. 28 A 51]. VARRO Eumenid. sat. fr. 27 Bücheler. Empedocle dice che gli uomini sono nati dalla terra come bietole. 31 A 72. AËT. VI 19, 5 (D. 430) Ἐ. τὰς πρώτας γενέσεις τῶν ζώιων καὶ φυτῶν [I 297. 20 App.] μηδαμῶς ὁλοκλήρους γενέσθαι, ἀσυμφυέσι δὲ τοῖς μορίοις διεζευγμένας, τὰς δὲ δευτέρας συμφυομένων τῶν μερῶν εἰδωλοφανεῖς, τὰς δὲ τρίτας τῶν ὁλοφυῶν, τὰς δὲ τετάρτας οὐκέτι ἐκ τῶν ὁμοίων [?] οἷον ἐκ γῆς καὶ ὕδατος, ἀλλὰ δι' ἀλλήλων ἤδη, τοῖς μὲν πυκνωθείσης [τοῖς δὲ καὶ τοῖς ζώοις] τῆς τροφῆς, τοῖς δὲ καὶ τῆς εὐμορφίας τῶν γυναικῶν ἐπερεθισμὸν τοῦ σπερματικοῦ κινήματος ἐμποιησάσης˙ [I 297. 25 App.] τῶν δὲ ζώιων πάντων τὰ γένη διακριθῆναι διὰ τὰς ποιὰς κράσεις˙ τὰ μὲν οἰκειοτέραν εἰς τὸ ὕδωρ τὴν ὁρμὴν ἔχειν, τὰ δὲ εἰς ἀέρα ἀναπτῆναι, ὅσ' ἂν πυρῶδες ἔχηι τὸ πλέον, τὰ δὲ βαρύτερα ἐπὶ τὴν γῆν, τὰ δὲ ἰσόμοιρα τῆι κράσει πᾶσι τοῖς θώραξι πεφωνηκέναι [?] vgl. PHILO de gig.7ff. [II 43 W.]. CENSORIN. 4, 7. E. autem egregio suo carmine ... tale quiddam confirmat. primo membra singula ex [I 298. 1 App.] terra quasi praegnate passim edita, deinde coisse et effecisse solidi hominis materiam igni simul et umori permixtam [vgl. 28 A 51]. VARRO Eumenid. sat. fr. 27 Büch. E. natos homines ex terra ait ut blitum.