68 A 75. SEXT. EMP. adv. math. IX 24. Vi sono di quelli che suppongono che noi siamo arrivati a concepire gli dèi in seguito ai fenomeni sorprendenti che si producono nell'universo; e di questa opinione si mostra anche Democrito; infatti, egli dice, gli uomini primitivi, nell'osservare i fenomeni celesti, come tuoni lampi e fulmini e aggregati di stelle44* ed eclissi di sole e di luna, furono presi di terrore e credettero che ne fossero causa gli dèi. PHILOD. de piet. c. 5 a p. 69 [Crönert Kolot. 130]. L'estate e l'inverno e la primavera e l'autunno e tutte queste modificazioni [che si producono] sulla terra derivano o dall'alto, dalle regioni celesti: di qui la venerazione per quello [il cielo] che è riconosciuto produttore di tutto ciò. E Democrito non mi sembra, come certuni, ... LUCRET. V 1186 sgg.

Trovavano quindi un rifugio nell'attribuire tutto agli dèi
e nel fare docili ai cenni loro le cose tutte.
E collocarono nel cielo le sedi e le alte dimore dei numi
perché pel cielo si vede trascorrere la notte45*e la luna,
la luna, il giorno, la notte e con la notte austere le stelle
e le faci notturne del cielo e le fiamme volanti,
e nuvole, sole, piogge, neve, venti, fulmini, grandine
e rapidi fremiti e murmuri gravi di minaccia.

68 A 75. SEXT. IX 24 εἰσὶ δὲ οἱ ἀπὸ τῶν γιγνομένων κατὰ τὸν κόσμον παραδόξων [II 102. 30 App.] ὑπονοήσαντες εἰς ἔννοιαν ἡμᾶς ἐληλυθέναι θεῶν, ἀφ' ἧς φαίνεται εἶναι δόξης καὶ ὁ Δ.˙ ὁρῶντες γάρ, φησί, τὰ ἐν τοῖς μετεώροις παθήματα οἱ παλαιοὶ τῶν ἀνθρωπων [II 103. 1 App.] καθάπερ βροντὰς καὶ ἀστραπὰς κεραυνούς τε καὶ ἄστρων συνόδους ἡλίου τε καὶ σελήνης ἐκλείψεις ἐδειματοῦντο θεοὺς οἰόμενοι τούτων αἰτίους εἶναι. PHILOD. de piet. 5 a p. 69 [Crönert Kolot. S. 130] θέρος 〈ἐν τῆι γῆι καὶ〉 χειμὼν καὶ ἔ〈αρ καὶ〉 μεθόπωρον καὶ πάντα ταῦτα ἄνωθεν διειπετῆ γείνεται˙ διὸ δὴ καὶ [II 103. 5] τὸ ἐξεργαζόμενον γνόντας σέβεσθαι. οὐ φαίνεται δ' ἐμοὶ Δ. ὥσπερ ἔνιοι τὸν . . . LUCR. V 1186 ff.

ergo perfugium sibi habebant omnia divis
tradere et illorum nutu facere omnia flecti.
in caeloque deum sedes et templa locarunt,
[II 103. 10 App.] per caelum volvi quia sol et luna videtur,
luna dies et nox et noctis signa severa,
noctivagaeque faces caeli, flammaeque volantes,
nubila ros imbres nix venti fulmina grando
et rapidi fremitus et murmura magna minarum.