87 B 80 [p. 17 S.]. CICER. de div. II 70, 144. Le congetture di cotesti interpreti non sono fatte più per dimostrare l'ingegnosità loro che l'evidenza e il consenso della natura? Un corridore che si proponeva di recarsi ad Olimpia, sognò d'esser trasportato da un carro a quattro cavalli. Appena è giorno, va dall'interprete; e questi: «Vincerai - gli dice -; perché questo vuol dire la celerità e vigoria dei cavalli». Da lì si reca da Antifonte, che invece: «Sarai vinto - gli dice - per forza: non capisci che sono in quattro a correre avanti a te?». Ecco un altro corridore (e di questi sogni, di tali interpretazioni è pieno il libro di Crisippo, pieno quello di Antipatro), ecco, dico, un corridore, che riferisce all'interprete d'aver sognato d'esser diventato un'aquila; e quello: «Hai vinto: perché nessun uccello vola con più impeto di questo». E parimente a lui Antifonte: «Stupido, non vedi che sei vinto? perché quest'uccello, sempre dietro a inseguir gli altri uccelli e a dar loro la caccia, è sempre l'ultimo». 87 B 80 [p. 17 S.]. CIC. de div. II 70, 144 ipsorum interpretum coniecturae [II 368. 10 App.] nonne magis ingenia declarant eorum quam vim consensumque naturae? cursor ad Olympia proficisci cogitans visus est in somnis curru quadrigarum vehi. mane ad coniectorem, at ille: 'vinces, inquit id enim celeritas significat et vis equorum.' post idem ad Antiphontem, is autem 'vincare, inquit, necesse est: an non intellegis quattuor [II 368. 15 App.] ante te cucurrisse?' ecce alius cursor (atque horum somniorum et talium <interpretationum> plenus est Chrysippi liber, plenus Antipatri), sed ad cursorem redeo: ad interpretem detulit aquilam se in somnis visum esse factum; at ille 'vicisti; ista enim avi volat nulla vehementius.' huic aeque idem Antipho: 'baro, inquit, victum te [II 368. 20 App.] esse non vides? ista enim avis insectans alias avis et agitans semper ipsa postrema est.'